Gruppi di Lavoro

I sistemi agroforestali riducono il rischio di incendi

Un recente studio internazionale ha analizzato il verificarsi degli incendi in funzione di diverse categorie di uso del suolo: pascoli, arbusti, foreste e sistemi agroforestali (consociazione di piante arboree, colture erbacee o pascoli), con l’obiettivo di verificare se le aree gestite con l’agroforestazione fossero più resistenti al fuoco. Gli autori suggeriscono che le pratiche agroforestali, riducono il rischio di incendi interrompendo la continuità della vegetazione arbustiva, regolando la densità e la composizione in specie e riducendo la quantità di combustibile nel sottobosco.

Il dossier di Sherwood sulla prevenzione selvicolturale degli incendi

Come fare a integrare la selvicoltura per la prevenzione degli incendi, le sue tecniche e prescrizioni specifiche, ed i suoi costi, nella pianificazione forestale e gestione del territorio? Il dossier pubblicato nello Sherwood 247, ora disponibile gratuitamente su Ecolleco, approfondisce alcuni temi rilevanti per la sostenibilità ecologica ed economica della prevenzione incendi in un clima e territorio che cambiano

Il faggio e i cambiamenti climatici, tra resilienza e adattamento

Negli ultimi anni, l’aumento delle temperature primaverili ha anticipato l’emissione delle foglie degli alberi non sempreverdi, rendendoli molto più vulnerabili alle gelate primaverili. Allo stesso tempo, l’alterazione della distribuzione annuale delle piogge ed in particolare la maggiore frequenza dei periodi siccitosi hanno messo a dura prova diverse specie forestali. Il faggio, tra gli alberi forestali più diffusi in Italia ed Europa, è fortemente sensibile ai cambiamenti climatici e recentemente, in diverse aree del Mediterraneo, ha dovuto fare in conti con due eventi estremi e ravvicinati: una forte gelata primaverile nel 2016 ed una siccità nell’estate 2017. Come hanno reagito il faggio e le faggete a questi eventi ?

Stima della probabilità di incendi boschivi in paesaggi mediterranei mediante l’uso reti neurali artificiali.

Stima della probabilità di incendi boschivi in paesaggi mediterranei mediante l’uso di reti neurali artificiali

Nel bacino del Mediterraneo gli incendi boschivi rappresentano uno dei più importanti disturbi naturali: modificano costantemente il paesaggio e gli ecosistemi forestali e mettono a rischio la popolazione. La previsione delle aree dove è più probabile che si verifichino gli incendi ci consente di salvaguardare vite umane e preservare le risorse naturali. Gli obiettivi dello studio sono quelli di stimare la probabilità di incendi boschivi in ​​funzione di drivers biofisici e antropici, valutare l’importanza di ciascun driver ed analizzare le performances di tecniche di machine learning rispetto a tecniche tradizionali di stima della probabilità.

Rivista Micron – Incendi in Italia: sempre più frequenti a causa dei cambiamenti climatici

Intervista pubblicata su Rivista Micron, a cura di Giulia Annovi.
Secondo il rapporto ”Un Paese che brucia” esiste il pericolo che nei prossimi anni si verifichino sempre più spesso i così detti grandi incendi forestali. Sono eventi estremi, in cui la velocità di espansione dell’incendio, la presenza di fronti secondari e l’intensità dell’incendio supera le capacità di contenere o spegnere le fiamme da parte dei sistemi antincendio regionali. Ne abbiamo parlato con Davide Ascoli, ricercatore presso l’Università di Torino e tra gli autori del rapporto.

PostDoc in model-data synthesis using data from ecosystem manipulation experiments

The Max Planck Institute for Biogeochemistry in Jena is looking to recruit a PostDoc (f/m/d – 2 years full time, with the possibility of extension) specialising in model-data synthesis to utilise observations from a field-scale, multifactor (Temperature-Precipitation-CO2) manipulation experiment in an Alpine grassland ecosystem to investigate and evaluate simulated feedbacks between soil and vegetation processes.

Corso per analista antincendi boschivi della Regione Toscana

Al via dal 16 settembre il corso per Analista Antincendi boschivi di sala, organizzato dalla Regione Toscana nell’ambito del progetto MED-Star per combattere il rischio di incendi nell’area mediterranea al quale partecipano anche le regioni partner dell’Interreg Marittimo Italia-Francia (Sardegna, Liguria, Corsica, Alpi Marittime e Provenza-Alpi-Costa Azzurra). Il corso coinvolgerà una ventina di operatori tra partecipanti e osservatori esperti delle sei regioni e sarà ospitato dal Centro di addestramento La Pineta di Tocchi, a Monticiano (Siena), avrà una durata di 38 ore suddivise in 5 giornate tra lezioni ed esercitazioni.

Un paese che brucia: il report sui cambiamenti climatici e gli incendi boschivi in Italia a cura di GREENPEACE e SISEF

Negli ultimi anni, nel bacino mediterraneo, abbiamo assistito ad incendi sempre più devastanti, con grandi superfici percorse e perdite di vite umane. Dal 2000 al 2017 le aree interessate da incendi sono state 8.500.000 ettari, circa 3,5 volte la superficie della Sardegna. La perdita di vite umane è stata di 611 persone. Nel rapporto “Un paese che brucia” i membri SISEF: Luca Tonarelli, Giorgio Vacchiano, Davide Ascoli, Giuseppe Mariano Delogu e Valentina Bacciu ci guidano attraverso un’analisi sistemica del problema incendi, che va dalle cause alle conseguenze del problema, fornendo allo stesso tempo raccomandazioni e proposte che possano servire a mettere in atto soluzioni efficaci e all’altezza dei cambiamenti climatici in atto.

La capacità delle foreste di mitigare i cambiamenti climatici sta diminuendo

Una recente review pubblicata sulla rivista Science evidenzia come siccità, incendi, insetti patogeni e tempeste potranno causare mortalità su vaste aree forestali, e quindi ridurre la quantità di carbonio immagazzinato (stock) nella biomassa forestale. Gli autori rilevano come i modelli su cui si basano le decisioni politiche di molti Paesi non tengano in adeguata considerazione questi disturbi, che sono in aumento a causa dei cambiamenti climatici stessi. Pur con importanti differenze nei diversi biomi, gli incendi, le tempeste e gli insetti patogeni avranno un impatto decisamente maggiore rispetto al passato sulla mortalità delle foreste in molte regioni.

Gli alberi migliorano la qualità dell’aria che respiriamo rimuovendo ozono

Come dimostrato in un recente lavoro scientifico, durante le forti restrizioni al traffico veicolare imposte dall’emergenza COVID-19 le concentrazioni di ozono nelle città sono aumentate. Tuttavia, i primi dati raccolti dal CNR e dal CREA all’interno di siti sperimentali in ambienti forestali periurbani, mostrano una tendenza opposta: qui, anche le concentrazioni di ozono sono calate durante il lockdown. Cos’è successo?

I modelli come strumenti di analisi ecologica, non solo di previsione

In ambito forestale ed ecologico uno tra i più controversi e dibattuti argomenti degli ultimi venti anni riguarda la relazione tra la fotosintesi, la biomassa e la respirazione delle piante. Due teorie sono teoricamente utili a quantificare il rilascio ed indirettamente l’assorbimento di CO2 delle foreste, ma risultano in contrasto tra di loro e sono difficilmente replicabili e validabili sperimentalmente nel mondo reale. Uno studio recentemente pubblicato analizza la questione nel dettaglio: la respirazione delle piante è controllata dalla fotosintesi oppure dalla biomassa?

Webinar: tavolo tecnico su adattamento delle foreste di faggio al cambiamento climatico

Lunedì 29 Giugno 2020, ore 15.00-18.30 – Il progetto Life AForClimate organizza, attraverso un webinar, un tavolo tecnico che contribuirà ad elaborare le linee guida di adattamento delle foreste di faggio al cambiamento climatico. Durante l’incontro si svolgerà inoltre la prima “Comunità di pratiche” organizzata nell’ambito del tavolo tecnico.