Il 2020 in incendi: il rapporto EFFIS

In Italia nel 2020 rispetto all’anno precedente, il numero e le superfici interessate dagli incendi boschivi sono aumentati rispettivamente del 12% e del 38%, così come è aumentata la superficie media per incendio con un incremento da 9 a 11 ettari. È quanto emerge dal rapporto “Forest Fires in Europe, Middle East and North Africa 2020”, del Sistema Europeo di Informazione sugli Incendi Boschivi (EFFIS), coordinato dal Joint Research Centre (JRC) e curato per la parte italiana dal Corpo Nazionale Vigili del Fuoco, Direzione Foreste del Ministero delle politiche Agricole e Forestali, il Comando Unità Forestali dell’Arma dei Carabinieri (CUFAA) e SISEF.  Il rapporto (redatto su base annuale) fornisce a livello di singolo Paese, informazioni dettagliate ed armonizzate sugli incendi boschivi, sulla loro evoluzione nel tempo e sui fattori predisponenti. Oltre che rappresentare una base informativa oggettiva e preziosa, il documento ha la finalità di funzionare come una piattaforma di scambio e confronto a livello europeo di buone pratiche sulla prevenzione e lotta agli incendi, sul ripristino e sulle altre attività relative alla gestione degli incendi. 

Nel 2020 rispetto al periodo considerato (1988-2019) il pericolo di incendio in Italia, calcolato sulla base del Fire Weather Index (FWI l’indice che tiene conto del contenuto idrico dei combustibili forestali e di parametri di comportamento del fuoco) è stato leggermente sotto la media, con un valore pari al 72% del 2007, anno che ha registrato valori maggiori sia di pericolo sia di aree percorse.

A livello nazionale nel 2020 sono stati percorsi circa 55.000 ettari di superficie, interessando più del 55% aree forestali. Su scala regionale, con un dettaglio quindi maggiore, è possibile notare come l’aumento del numero di incendi e di superfici sia principalmente dovuto al trend di due regioni in particolare: la Sicilia e la Sardegna. Gli incendi che si sono verificati in Sardegna rappresentano infatti circa il 20% dei focolai a livello nazionale, mentre in Sicilia si è registrato l’incendio di dimensioni maggiori (circa 23 000 ha) che, da solo, costituisce il 40% della superficie percorsa nazionale. Sul “podio” anche l’Abruzzo con un’area media superiore a 27 ha. Per quel che riguarda le altre regioni il numero di incendi ha registrato un leggero aumento (3%) mentre è diminuita la superficie (-5%), così come la superficie media interessata, passata da 8.3 a 7.6 ha. Gli incendi a livello nazionale si sono verificati soprattutto nelle aree collinari coperte dalla macchia mediterranea e già percorse dal fuoco negli ultimi 5 anni, non interessate da interventi selvicolturali o da attività agricole intensive. Secondo il CUFAA il 2% degli incendi che si sono verificati sono di origine naturale e dovuti ad attività fulmigena.  Nella quasi totalità le cause sono dolose e legate alla apertura di pascoli, all’attività venatoria e al disagio di origine sociale. La motivazione non intenzionale più diffusa è invece l’abitudine di bruciare i residui vegetali derivanti dalle attività agricole. 

Distribuzione degli incendi nelle Regioni durante il 2020 (sinistra). Numero di incendi e superficie media per incendio organizzate per Regioni (destra)

In sinergia con l’azione dell’uomo, i cambiamenti climatici hanno influenzato l’andamento della stagione degli incendi. Il 2020 è stato il quinto anno più caldo da quando esistono registrazioni, con una anomalia media -nelle alte temperature- di +1.54° C rispetto al periodo 1961-1990. Ad eccezione di ottobre in tutti i mesi si sono registrate temperature superiori alla norma, soprattutto in febbraio (quasi 2.9°C) ed agosto (2.5°C). Anche per quel che riguarda le precipitazioni il 2020 ha registrato dati preoccupanti: l’anomalia della precipitazione cumulata è stata di circa – 5%. I mesi più secchi sono stati gennaio (- 55%) e febbraio (- 77%) seguiti da aprile e maggio. I valori medi su base stagionale mostrano che l’inverno è stata la stagione più secca (- 40%), ponendo l’inverno del 2020 al settimo posto tra le stagioni invernali meno piovose. I temporali estivi intensi, soprattutto a giugno e agosto, hanno mitigato l’aridità delle stagioni invernali e primaverili, diminuendo il rischio di incendi. Ma alla fine di agosto, per tutto il mese di settembre e fino ai primi giorni di ottobre, la siccità e le temperature elevate hanno causato un elevato numero di incendi nello stesso momento nelle regioni centrali e meridionali (soprattutto Sicilia, Calabria, Campania e Lazio). 

A completare un quadro già complesso, è importante considerare anche l’aumentata propensione agli incendi – soprattutto nelle aree più marginali – causata dall’abbandono delle pratiche agricole. Il confine tra foreste e campi non è più ben definito, in queste zone di interfaccia l’espansione naturale della vegetazione erbacea ed arbustiva di transizione non agisce più come barriera alla propagazione ma diventa un fattore moltiplicativo. Infatti, gli incendi che coinvolgono le aree agricole comprese quelle occupate da formazioni transitorie arbustive sono aumentati superando il numero degli incendi boschivi. Nel 2020 gli incendi così detti “rurali” non classificati come incendi forestali sono stati circa 65.000.

Le informazioni contenute nel rapporto costituiscono una fonte di dati autorevole e consolidata e consentono una visione globale del fenomeno degli incendi nei diversi paesi europei e della loro evoluzione. È inoltre possibile trovare informazioni dettagliate sulle attività di prevenzione, sulle campagne di informazioni, sugli studi e i programmi di ricerca finalizzati ad una migliore gestione degli incendi integrata e a scala nazionale e europea. Nel rapporto si trovano anche tutti gli studi, le ricerche ed i progetti in atto sul territorio italiano per migliorare il governo degli incendi in gran parte realizzati da ricercatori, professionisti, tecnici e amministratori del Gruppo di Gestione Incendi Boschivi della SISEF.

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Dipartimento di Agraria, Università di Sassari

GdL SISEF "Gestione degli Incendi Boschivi"
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