LIFEGATE.IT – Foreste e biodiversità. Quando la mano dell’uomo è amica: storie di collaborazione tra uomini e alberi

Editoriale SISEF con il contributo di Angela Rositi, Fabio Cogo, Donato Salvatore La Mela Veca, Renzo Motta, Giorgio Vacchiano

Non tutto ciò che l’uomo tocca, distrugge. A volte un intervento attento e scientifico può far bene alla diversità, in particolare delle foreste. Ad esempio, pensereste che tagliando uno o più alberi si può contribuire alla mitigazione dei cambiamenti climatici?

È mattino presto nel cuore della foresta pluviale nel Tai National Park, in Costa d’Avorio. Gli scimpanzé se ne stanno nascosti nella volta della foresta tropicale, tra rami e foglie che si elevano a più di trenta metri dal suolo, a cibarsi di frutti. A terra, poco distante, un esercito confuso e rumoroso di ditteri e coleotteri banchetta sulla carcassa di una mangusta. Il processo di decomposizione è veloce, le probabilità che la carcassa possa essere esaminata per scoprire le cause della morte sono molto basse. Ma indovinarla non è difficile. Negli ultimi anni, l’antrace ha causato la morte di circa il 38 per cento della fauna del parco, rappresentando un ulteriore pericolo per questo residuo di foresta pluviale già minacciata dalle coltivazioni di cacao, di cui la Costa d’Avorio è leader mondiale della produzione.

A causa della difficoltà di individuare gli animali morti nel fitto intrico di piante e radici della foresta, il rischio di non riuscire a misurare la conseguente perdita di biodiversità è molto alto. Ma la soluzione arriva proprio da quell’operoso esercito di mosche e moscerini, che non si limitano a banchettare su quel corpo, ma ne campionano un piccolo pezzo di dna all’interno del loro apparato digerente. Sequenziando questi residui genetici, i ricercatori del Robert Koch Institute di Berlino sono stati in grado di individuare le specie di mammiferi, uccelli o occasionalmente anfibi delle quali le mosche si sono cibate. Da questa semplice ma ingegnosa idea, che sembra uscita da un film di fantascienza degli anni ’80, è stato possibile ottenere un inventario della biodiversità della foresta: un elenco delle specie animali che la popolano e la loro distribuzione. Come in un videogioco indie, questa ricerca rivoluzionaria ha aperto la strada per passare da un livello infinitamente piccolo della biodiversità forestale (quella genetica) ad uno ben più complesso ed articolato: le interconnessioni tra le specie.

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