SISEF News

Boschi vetusti Mediterranei: pochi ma preziosi

Per millenni i boschi mediterranei sono stati sottoposti ad un intenso e diffuso sfruttamento da parte di uomini e donne, al punto che oggi non esistono più foreste mediterranee primarie o vergini. Da diversi decenni, tuttavia, il progressivo abbandono selvicolturale e l’assenza di utilizzazioni forestali, ha fatto sì che alcune aree siano andate incontro a processi di evoluzione e sviluppo quasi esclusivamente naturali. In alcuni casi, i boschi invecchiati naturalmente da più tempo hanno assunto caratteristiche compositive e strutturali tali da differenziarsi nettamente da quelli gestiti più di recente e secondo recenti modifiche legislative possono essere definiti boschi vetusti. Recenti ricerche hanno definito i principali indicatori utili a definire il grado di vetustità dei boschi mediterrani e caratterizzato i boschi vetusti presenti in Sicilia.

Al via il progetto LIFECO2PES&PEF, per promuovere e valorizzare i servizi ecosistemici delle foreste italiane

Nasce il progetto LIFE CO2PES&PEF Cofinanziato dal Programma LIFE della commissione Europea, con l’idea di poter coniugare la conservazione della foresta, dei suoi processi e dei suoi servizi ecosistemici, aumentando gli assorbimenti di CO2, diminuendo le perdite di carbonio per eventi estremi, e massimizzando la crescita forestale, con la garanzia di poter continuare a fornire input al sistema industriale, creando reddito e benessere per le comunità locali.

Assegno di ricerca al CREA Foreste e Legno di Arezzo

Al CREA Foreste e Legno di Arezzo è aperta una procedura per l’assegnazione di un assegno di ricerca (scadenza 10 gennaio 2021). L’assegno dovrà essere svolto nell’ambito del progetto Life AForClimate riguardante la tematica “Adattamento della gestione delle faggete ai cambiamenti climatici”.

Gestione forestale tra percezione e comunicazione – Assemblea AUSF Italia 2020

Nell’ambito dell’assemblea annuale della Confederazione delle Associazioni Universitarie degli Studenti Forestali d’Italia e in occasione del trentennale dalla nascita dell’associazione, AUSF Italia – in collaborazione con SISEF e Compagnia delle Foreste – presenta due diversi seminari online sui temi della gestione e della comunicazione forestale. I talk si terranno online il 12 dicembre a partire dalle 15:30 e vedranno la partecipazione di alcune tra la personalità più costantemente impegnate nella divulgazione forestale in Italia.

Il castagno: una risorsa per la ripresa delle aree interne

In passato, la versatilità del castagno e la sua capacità di fornire sia castagne che legno, oltre a funghi, tartufi e servizi ecosistemici come la regimazione delle acque, ne hanno incentivato la diffusione sulle colline e le montagne del territorio nazionale, caratterizzando la cosiddetta civiltà del castagno. Tuttavia dal secondo dopoguerra, a seguito della diffusione di diverse malattie e parassiti, e dei cambiamenti socioeconomici, si è assistito ad un progressivo abbandono della coltivazione del castagno e ad un invecchiamento dei castagneti esistenti.

Gli effetti dell’aumento di CO2 sugli ecosistemi terrestri: cosa sappiamo e cosa ancora c’è da capire?

Dalla rivoluzione industriale ad oggi le attività antropiche hanno aumentato la concentrazione atmosferica di CO2 del 48%. Qual è l’impatto di queste grandi quantità di CO2 sugli ecosistemi? Un recente studio, che ha coinvolto più di 60 scienziati provenienti da tutto il mondo, ha provato a fare ordine tra le ricerche svolte fino ad oggi. la review conferma che l’aumento della CO2 in atmosfera ha un evidente effetto fertilizzante su molte foreste. Allo stesso tempo però, emerge che le nostre conoscenze non sono esaustive circa la quantificazione di questi aumenti e che il ruolo giocato da altri fattori esterni all’aumento di CO2, quali temperatura e nutrienti, non è ben definito.

È meglio un albero di Natale vero o uno finto?

In prossimità dell’8 dicembre, è una domanda che si fanno in molti e questo rende il Natale un buon momento per ricordare l’importanza degli alberi e della loro corretta gestione. Sebbene in molti ritengano che gli alberi di plastica siano più ecologici, in quanto permettono di salvare alberi veri da un destino quantomeno incerto, almeno in Italia la realtà è solitamente un’altra. Lo spiega per la SISEF il collega Gherardo Chirici, Professore di Assestamento Forestale e Selvicoltura presso l’Università di Firenze.

Open position – Scientist in Forest Inventory Statistics and Analysis – WSL

The Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research WSL is part of the ETH Domain. Approximately 600 people work on the sustainable use and protection of the environment and on the handling of natural hazards. The Research Unit “Forest Resources and Forest Management” monitors and analyses changes in the landscape and in the forest and seeks a Scientist in “Forest Inventory Statistics and Analysis” (80%-100%).

Il collega Dario Papale per il terzo anno consecutivo nella lista degli Highly Cited Researchers

Dario Papale, professore associato di Ecologia Forestale dell’Università della Tuscia – DIBAF, è stato inserito per il terzo anno consecutivo nella lista degli Highly Cited Researchers prodotta da Web of Sciences e Clarivate. Si tratta dello 0.1% dei ricercatori mondiali e conta quest’anno 85 ricercatori italiani, di cui tre del settore AGR (oltre a Papale, Bruno Mezzetti e Paolo Nannipieri).

Gli alberi comunicano attraverso i terpenoidi?

I terpenoidi costituiscono la classe di molecole più diversificata e numerosa scoperta finora nelle piante. Un affascinante ipotesi è questa grande diversità di molecole possa servire alle piante da “vocabolario” per comunicare con l’ambiente che le circonda. Un gruppo di ricercatori dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dell’Università della Tuscia di Viterbo, in collaborazione con il Parco Nazionale d’Aspromonte, sta studiando i terpenoidi prodotti dal pino laricio durante le infestazioni da processionaria del pino.

Stati generali del verde urbano – VI edizione

L’evento centrale avrà luogo il 23 novembre in una giornata articolata in quattro sessioni organizzate dal Comitato per lo sviluppo del verde pubblico, cui parteciperanno rappresentanti di Istituzioni pubbliche e del mondo privato. Sarà possibile seguire l’evento in diretta dalla pagina facebook dell’ISPRA.

Approvati i nuovi livelli di riferimento per il monitoraggio dell’impatto climatico delle foreste

La Commissione Europea ha recentemente adottato i nuovi Forest Reference Level, i livelli di riferimento forestale che si applicheranno in ogni paese dell’UE tra il 2021 e il 2025. I Forest Reference Level rappresentano gli scenari di riferimento per la contabilizzazione delle emissioni e degli assorbimenti di CO2 delle foreste e della loro gestione in Europa, così come stabilito dal Regolamento Comunitario LULUCF (Land Use, Land Use Change and Forestry) del 2018. Il Regolamento obbliga gli Stati membri dell’UE a garantire che le emissioni di gas serra derivanti dall’uso del suolo, dal cambiamento di uso del suolo o dalla selvicoltura siano compensate da un assorbimento equivalente di CO₂ dall’atmosfera, per non compromettere il raggiungimento degli obiettivi climatici del 2030.

Piantare più alberi tra i campi, conviene?

L’Europa per secoli è stata caratterizzata da una forte presenza di alberi forestali tra le colture ed i pascoli, da paesaggi agroforestali tipici con una forte valenza storica ed ambientale: i montados e le dehesa nella Penisola Iberica, i bocage dell’Europa occidentale, i meriagos Sardi, i frutteti ed oliveti consociati con seminativi e pascoli dei Paesi mediterranei. In Italia i sistemi agroforestali occupano circa il 10% dei terreni agricoli. In molte aree dell’Europa centro settentrionale il loro valore economico è oggi in discussione, poiché sono spesso poco competitivi rispetto all’agricoltura intensiva. Ma Quale sarebbe ail valore dei sistemi agroforestali se fossero remunerati per i servizi ecosistemici che svolgono?

Gestire le foreste per obiettivi

Parliamo spesso dei benefici delle foreste: il sequestro di carbonio, la protezione dal dissesto idrogeologico, il miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua, o ancora la produzione di risorse rinnovabili e pulite come il legno. Talvolta non è possibile ottenere tutti i benefici contemporaneamente, e occorre chiedersi quale siano quelli prioritari. Come dovrebbe cambiare quindi la gestione di una foresta a seconda del beneficio che riteniamo più importante? Se lo è chiesto un team di ricercatori coordinato dall’Università Tecnica di Monaco di Baviera.

Cos’è e da cosa dipende l’efficienza della produttività forestale?

In un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Nature Communications, un gruppo ricercatori ha analizzato la risposta della sensitività climatica del ciclo del carbonio delle foreste in diversi biomi e gradienti climatici. Si tratta di una singola metrica da loro denominata efficienza della produttività forestale (Forest Production Efficiency, FPE) che permette di analizzare quanto carbonio assimilato dalle piante attraverso la fotosintesi venga poi effettivamente utilizzato per la produzione di sostanza organica.

Riflessioni su paesaggio forestale e tutela dei beni culturali

Secondo la Convenzione Europea del Paesaggio (ELC), il paesaggio è “un’area, come percepita dalle persone, il cui carattere è il risultato dell’azione e dell’interazione di fattori naturali e / o umani”. Pertanto, sia le azioni umane che i processi naturali giocano un ruolo nel plasmare il paesaggio, che, secondo questa definizione, è in continua evoluzione. “Proteggere” il paesaggio significa quindi comprendere, accettare e preservare quegli agenti di cambiamento che lo hanno creato. Al contrario, le misure di protezione non dovrebbero essere progettate per “congelare il tempo”, né per ripristinare le caratteristiche del paesaggio naturali o influenzate dall’uomo che hanno cessato da tempo di esistere.