Alberi che depurano: i cedui a turno breve nel fitorimedio

Ceduo di salice (Salix miyabeana) gestito a turno breve per il trattamento di reflui contaminati a Montréal (Canada).
Foto W Guidi Nissim

Il ceduo a turno breve è una tecnica di coltivazione in cui alberi a rapido accrescimento e dotati di elevata facoltà pollonifera* sono coltivati in impianti molto fitti e sono tagliati ad intervalli particolarmente brevi (1-4 anni rispetto ai 15-20 anni dei cedui più tradizionali). Questa tecnica, inizialmente concepita per la produzione di biomassa ad uso energetico, è stata recentemente proposta nell’ambito del fitorimedio – cioè nell’utilizzo di piante e dei microrganismi ad esse associati per la bonifica dei suoli e di molte altre tipologie di matrici inquinate.

Il fitorimedio è una tecnica che comporta costi molto più contenuti rispetto alle tecniche di bonifica convenzionali e presenta inoltre un elevato valore ecologico-estetico ed un alto livello di accettabilità sociale. I suoi limiti principali risiedono nel campo di applicazione, circoscritto agli ambienti in cui le piante possono effettivamente vivere, e dai tempi operativi, generalmente più lunghi rispetto a quelli richiesti dalle tecniche classiche.

Le specie arboree gestite a turno breve comunemente proposte per il fitorimedio (pioppo, salice, eucalipto, robinia, ontano etc.) sono accomunate da caratteristiche biologiche ed eco-fisiologiche simili: elevato ritmo di crescita, rapido ed esteso sviluppo radicale, facilità di propagazione agamica, elevata facoltà pollonifera, elevato tasso di assorbimento di elementi nutritivi e di acqua.

Le potenzialità del ceduo a turno breve come tecnica di fitorimedio, sono state originariamente testate in zone temperato-fredde dell’emisfero boreale (Svezia, Canada, Stati Uniti, Gran Bretagna), dove la tecnica è riuscita ad affermarsi anche al di fuori degli ambiti della ricerca e rappresenta oggi sia un valido strumento di gestione sostenibile del territorio da parte delle comunità locali sia una tecnologia proposta da imprese operanti nel settore della bonifica ambientale.

Più recenti sono invece le acquisizioni in ambito scientifico per gli ambienti mediterranei, in cui il campo applicativo della tecnica è potenzialmente molto elevato. Recenti ricerche condotte presso l’Università di Firenze, hanno evidenziato un elevato potenziale del pioppo e del salice che in virtù del loro elevato fabbisogno (consumo, in questo caso) idrico, risultano particolarmente adatte per il trattamento di matrici liquide o solide ricche di acqua. In particolare, risultati molto positivi sono stati ottenuti nel trattamento dei fanghi di depurazione inquinati da metalli pesanti e composti organici di sintesi e più recentemente nell’ambito del trattamento del percolato di discarica.

Inoltre, risultati incoraggianti – sebbene ancora in fase di valutazione sul lungo periodo – sono stati ottenuti da questi cedui nella rimozione di elementi traccia da suoli contaminati. In questo contesto, è stato possibile evidenziare anche benefici complementari legati all’assorbimento dell’anidrite carbonica e proporre modelli di gestione selvicolturale ad hoc al fine di stimolare l’assorbimento di specifici inquinanti.

Il ceduo a turno breve rappresenta quindi una tecnica di fitorimedio promettente anche in ambiente mediterraneo, purché sussistano alcuni requisiti di base legati soprattutto alla disponibilità di acqua per le piante.

Werther Guidi Nissim

* la proprietà di rigenerare nuovi getti dalla ceppaia in risposta al taglio.

Info Autori

Werther Guidi Nissim
Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari Ambientali e Forestali - Università degli Studi di Firenze | Altri Posts

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