Redazionale

Le città come serbatoi di carbonio

Il ruolo potenziale del legno in edilizia nell’abbattimento dei gas serra.
Forse perché meno eclatante degli impatti delle centrali a carbone o dell’industria siderurgica, ma pochi sanno che il settore dell’edilizia è una fonte significativa di gas serra, responsabile secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC, di circa il 6% delle emissioni dirette globali. Se è noto il ruolo che possono svolgere le costruzioni in legno nella riduzione delle emissioni di gas serra, meno noto è invece il potenziale in termini quantitativi degli edifici a struttura portante lignea. La valutazione delle possibilità di stoccaggio del carbonio negli edifici di legno a carattere residenziale viene presentata da quattro ricercatori finlandesi con l’articolo dal titolo Cities as carbon sinks – classification of wooden buildings

Boschi vetusti Mediterranei: pochi ma preziosi

Per millenni i boschi mediterranei sono stati sottoposti ad un intenso e diffuso sfruttamento da parte di uomini e donne, al punto che oggi non esistono più foreste mediterranee primarie o vergini. Da diversi decenni, tuttavia, il progressivo abbandono selvicolturale e l’assenza di utilizzazioni forestali, ha fatto sì che alcune aree siano andate incontro a processi di evoluzione e sviluppo quasi esclusivamente naturali. In alcuni casi, i boschi invecchiati naturalmente da più tempo hanno assunto caratteristiche compositive e strutturali tali da differenziarsi nettamente da quelli gestiti più di recente e secondo recenti modifiche legislative possono essere definiti boschi vetusti. Recenti ricerche hanno definito i principali indicatori utili a definire il grado di vetustità dei boschi mediterrani e caratterizzato i boschi vetusti presenti in Sicilia.

Il castagno: una risorsa per la ripresa delle aree interne

In passato, la versatilità del castagno e la sua capacità di fornire sia castagne che legno, oltre a funghi, tartufi e servizi ecosistemici come la regimazione delle acque, ne hanno incentivato la diffusione sulle colline e le montagne del territorio nazionale, caratterizzando la cosiddetta civiltà del castagno. Tuttavia dal secondo dopoguerra, a seguito della diffusione di diverse malattie e parassiti, e dei cambiamenti socioeconomici, si è assistito ad un progressivo abbandono della coltivazione del castagno e ad un invecchiamento dei castagneti esistenti.

Gli effetti dell’aumento di CO2 sugli ecosistemi terrestri: cosa sappiamo e cosa ancora c’è da capire?

Dalla rivoluzione industriale ad oggi le attività antropiche hanno aumentato la concentrazione atmosferica di CO2 del 48%. Qual è l’impatto di queste grandi quantità di CO2 sugli ecosistemi? Un recente studio, che ha coinvolto più di 60 scienziati provenienti da tutto il mondo, ha provato a fare ordine tra le ricerche svolte fino ad oggi. la review conferma che l’aumento della CO2 in atmosfera ha un evidente effetto fertilizzante su molte foreste. Allo stesso tempo però, emerge che le nostre conoscenze non sono esaustive circa la quantificazione di questi aumenti e che il ruolo giocato da altri fattori esterni all’aumento di CO2, quali temperatura e nutrienti, non è ben definito.

È meglio un albero di Natale vero o uno finto?

In prossimità dell’8 dicembre, è una domanda che si fanno in molti e questo rende il Natale un buon momento per ricordare l’importanza degli alberi e della loro corretta gestione. Sebbene in molti ritengano che gli alberi di plastica siano più ecologici, in quanto permettono di salvare alberi veri da un destino quantomeno incerto, almeno in Italia la realtà è solitamente un’altra. Lo spiega per la SISEF il collega Gherardo Chirici, Professore di Assestamento Forestale e Selvicoltura presso l’Università di Firenze.

Gli alberi comunicano attraverso i terpenoidi?

I terpenoidi costituiscono la classe di molecole più diversificata e numerosa scoperta finora nelle piante. Un affascinante ipotesi è questa grande diversità di molecole possa servire alle piante da “vocabolario” per comunicare con l’ambiente che le circonda. Un gruppo di ricercatori dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria e dell’Università della Tuscia di Viterbo, in collaborazione con il Parco Nazionale d’Aspromonte, sta studiando i terpenoidi prodotti dal pino laricio durante le infestazioni da processionaria del pino.

Piantare più alberi tra i campi, conviene?

L’Europa per secoli è stata caratterizzata da una forte presenza di alberi forestali tra le colture ed i pascoli, da paesaggi agroforestali tipici con una forte valenza storica ed ambientale: i montados e le dehesa nella Penisola Iberica, i bocage dell’Europa occidentale, i meriagos Sardi, i frutteti ed oliveti consociati con seminativi e pascoli dei Paesi mediterranei. In Italia i sistemi agroforestali occupano circa il 10% dei terreni agricoli. In molte aree dell’Europa centro settentrionale il loro valore economico è oggi in discussione, poiché sono spesso poco competitivi rispetto all’agricoltura intensiva. Ma Quale sarebbe ail valore dei sistemi agroforestali se fossero remunerati per i servizi ecosistemici che svolgono?

Gestire le foreste per obiettivi

Parliamo spesso dei benefici delle foreste: il sequestro di carbonio, la protezione dal dissesto idrogeologico, il miglioramento della qualità dell’aria e dell’acqua, o ancora la produzione di risorse rinnovabili e pulite come il legno. Talvolta non è possibile ottenere tutti i benefici contemporaneamente, e occorre chiedersi quale siano quelli prioritari. Come dovrebbe cambiare quindi la gestione di una foresta a seconda del beneficio che riteniamo più importante? Se lo è chiesto un team di ricercatori coordinato dall’Università Tecnica di Monaco di Baviera.

Cos’è e da cosa dipende l’efficienza della produttività forestale?

In un articolo recentemente pubblicato sulla rivista Nature Communications, un gruppo ricercatori ha analizzato la risposta della sensitività climatica del ciclo del carbonio delle foreste in diversi biomi e gradienti climatici. Si tratta di una singola metrica da loro denominata efficienza della produttività forestale (Forest Production Efficiency, FPE) che permette di analizzare quanto carbonio assimilato dalle piante attraverso la fotosintesi venga poi effettivamente utilizzato per la produzione di sostanza organica.

Riflessioni su paesaggio forestale e tutela dei beni culturali

Secondo la Convenzione Europea del Paesaggio (ELC), il paesaggio è “un’area, come percepita dalle persone, il cui carattere è il risultato dell’azione e dell’interazione di fattori naturali e / o umani”. Pertanto, sia le azioni umane che i processi naturali giocano un ruolo nel plasmare il paesaggio, che, secondo questa definizione, è in continua evoluzione. “Proteggere” il paesaggio significa quindi comprendere, accettare e preservare quegli agenti di cambiamento che lo hanno creato. Al contrario, le misure di protezione non dovrebbero essere progettate per “congelare il tempo”, né per ripristinare le caratteristiche del paesaggio naturali o influenzate dall’uomo che hanno cessato da tempo di esistere.

Blocco del ceduo in Amiata: 21 sigle del settore forestale contro il parere della Sovrintendenza

21 importanti sigle del settore forestale italiano, rappresentanti del mondo scientifico, tecnico, operativo, della certificazione della gestione forestale sostenibile e delle popolazioni di montagna, hanno scritto una lettera rivolta ai Ministri Bellanova e Franceschini, al Governatore delle Toscana Giani e agli Assessori regionali competenti per esprimere forte contrarietà rispetto ad un parere della Sovrintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo che, di fatto, blocca la gestione a ceduo dei castagneti del Monte Amiata.

Perché dobbiamo aumentare la quantità di necromassa nelle nostre foreste? Quanta necromassa dobbiamo rilasciare?

Il legno morto gioca un ruolo chiave nel funzionamento e nella produttività dell’ecosistema forestale ed è una caratteristica importante per la conservazione della biodiversità. In passato l’uso del suolo e la gestione delle foreste hanno ridotto drasticamente la quantità di legno morto nelle foreste europee e solo negli ultimi decenni è stato studiato e riconosciuto l’importante ruolo del legno morto. A livello politico / amministrativo la Conferenza ministeriale sulla protezione delle foreste in Europa (MCPFE) ha riconosciuto l’importanza di questa componente forestale e lo scorso anno il Governo italiano ha richiesto che nella gestione forestale le leggi e i regolamenti forestali regionali tengano conto del legno morto e dell’habitat / ritenzione alberi. È una priorità dell’attuale ricerca fornire ai gestori delle foreste europee una linea di base circa la soglia di legno morto da mantenere in relazione al tipo specifico di foresta e all’obiettivo gestionale.

Il riconoscimento del legno per contrastare il commercio illegale: la situazione in Italia

Il contrasto al commercio illegale del legno è un tema sia locale sia globale. I regolamenti in vigore per controllare il commercio del legno prevedono anche l’identificazione del legname al fine di verificare la corrispondenza tra le specie legnose dichiarate e quelle effettivamente trasportate. Tuttavia, molti esempi evidenziano che operativamente ciò avviene solo di rado. Quest’articolo, rivolto soprattutto agli operatori del settore legno che a vario titolo intervengono nel processo di controllo del commercio del legno, intende far luce sulle attuali criticità del sistema e proporre correttivi e nuove azioni per rendere più efficaci i controlli in Italia.

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Incendi estremi: principali cause e nuove strategie di gestione

Il 2020 segna il culmine di un decennio contraddistinto da record di temperatura, ondate di calore ed incendi catastrofici con intensità ed estensioni mai viste prima. La sola Australia in 5 mesi (da ottobre 2019 a febbraio 2020) ha visto in fiamme circa 13 milioni di ettari di territorio pari ad un’area vasta come la Grecia, Sono incendi che superano la capacità di controllo, e sono caratterizzati da parametri di comportamento di intensità sul fronte e di velocità di propagazione elevatissimi, con insorgenza di fuochi secondari ad oltre un km dal fronte di fiamma e con e conseguente rilevante impatto socio economico e ambientale.

Qual’è lo stato di conservazione delle foreste primarie e vetuste in Europa?

La situazione non è omogenea nelle diverse aree geografiche, vaste zone del continente europeo sono quasi completamente prive di queste foreste. Lì dove le foreste primarie e vetuste sono ancora presenti, il livello generale di protezione è buono ma esistono ancora casi in cui non è stato raggiunto un livello di protezione adeguato ad assicurare la conservazione di queste foreste sul medio-lungo periodo ed ancora oggi alcuni lembi di foresta primaria o vetusta non hanno nessun tipo di protezione e continuano ad essere utilizzati (legalmente o illegalmente).

I sistemi agroforestali riducono il rischio di incendi

Un recente studio internazionale ha analizzato il verificarsi degli incendi in funzione di diverse categorie di uso del suolo: pascoli, arbusti, foreste e sistemi agroforestali (consociazione di piante arboree, colture erbacee o pascoli), con l’obiettivo di verificare se le aree gestite con l’agroforestazione fossero più resistenti al fuoco. Gli autori suggeriscono che le pratiche agroforestali, riducono il rischio di incendi interrompendo la continuità della vegetazione arbustiva, regolando la densità e la composizione in specie e riducendo la quantità di combustibile nel sottobosco.

Il faggio e i cambiamenti climatici, tra resilienza e adattamento

Negli ultimi anni, l’aumento delle temperature primaverili ha anticipato l’emissione delle foglie degli alberi non sempreverdi, rendendoli molto più vulnerabili alle gelate primaverili. Allo stesso tempo, l’alterazione della distribuzione annuale delle piogge ed in particolare la maggiore frequenza dei periodi siccitosi hanno messo a dura prova diverse specie forestali. Il faggio, tra gli alberi forestali più diffusi in Italia ed Europa, è fortemente sensibile ai cambiamenti climatici e recentemente, in diverse aree del Mediterraneo, ha dovuto fare in conti con due eventi estremi e ravvicinati: una forte gelata primaverile nel 2016 ed una siccità nell’estate 2017. Come hanno reagito il faggio e le faggete a questi eventi ?

La capacità delle foreste di mitigare i cambiamenti climatici sta diminuendo

Una recente review pubblicata sulla rivista Science evidenzia come siccità, incendi, insetti patogeni e tempeste potranno causare mortalità su vaste aree forestali, e quindi ridurre la quantità di carbonio immagazzinato (stock) nella biomassa forestale. Gli autori rilevano come i modelli su cui si basano le decisioni politiche di molti Paesi non tengano in adeguata considerazione questi disturbi, che sono in aumento a causa dei cambiamenti climatici stessi. Pur con importanti differenze nei diversi biomi, gli incendi, le tempeste e gli insetti patogeni avranno un impatto decisamente maggiore rispetto al passato sulla mortalità delle foreste in molte regioni.