COP26: ruolo e limiti delle foreste

In questa COP26, terminata sabato 13 novembre, con un giorno di ritardo e dopo due intense settimane di negoziazione, si è parlato anche di foreste. Soprattutto di deforestazione. Ed era ancora forte l’eco dei proclami del G20 sui 1000 miliardi di alberi. È una conferma della considerazione che hanno le foreste nella attuale comunicazione, anche istituzionale.

Ma quanto effettivamente le foreste ci aiutano a combattere la crisi climatica? Quali il loro ruolo ed i limiti?

Prima considerazione: si, le foreste ci aiutano a combattere la crisi climatica! Ogni anno il 25-30% delle nostre emissioni di gas serra vengono assorbite dalle foreste mondiali, come illustrano i dati dell’ultimo rapporto del Global Carbon Project, presentato il 4 novembre scorso proprio in occasione della COP26. Senza questo ruolo avremmo più CO2 in atmosfera di quella attualmente presente e, quindi, un maggiore riscaldamento, con tutto quello che ne consegue. Ma possiamo dare per scontato questo ruolo? Come sappiamo le foreste sono sistemi biologici, le cui dinamiche sono regolate dal clima e altri fattori di controllo. La fotosintesi rimuove naturalmente e con un‘efficienza variabile la CO2 dall’atmosfera, il processo, infatti, può essere limitato da temperature troppo calde (ondate di calore) o fredde (gelate precoci e tardive), siccità e disturbi (tempeste di vento, incendi, attacchi di insetti e malattie). Ecco, negli ultimi anni tutti questi fattori stanno aumentando, proprio in relazione alla crisi climatica. Questo può limitare l’assorbimento di carbonio da parte delle foreste, temporaneamente e per il numero di anni necessari al recupero.

Le foreste sono quindi un ingranaggio fondamentale per raggiungere l’obiettivo di mantenere il riscaldamento entro 1.5°C dal periodo industriale. Ma invocare un ruolo delle foreste per la “compensazione” di emissioni deve comunque essere considerato con prudenza e attenzione. Ad esempio, il “net zero” al 2050, dell’Unione Europea (ma non solo), punta a bilanciare quelle emissioni residue che saranno più difficili da abbattere con assorbimenti delle foreste e altri ecosistemi. Al di là del fatto che nel 2050 potremmo non essere ancora riusciti a ridurre le emissioni di quanto necessario, ci sono delle attività che, per loro natura, non possono non “emettere” gas serra. Una di queste, primaria e fondamentale, è l’agricoltura che può ridurre le sue emissioni ma non azzerarle. Al 2050, sarà necessario compensarle. L’Unione Europea, nel pacchetto “Fit for 55”, nella nuova proposta di regolamento sull’uso del suolo, le foreste e l’agricoltura (il settore LULUCF),  sta proponendo che questo settore sia “a neutralità climatica” già dal 2035, compensando al suo interno anche le emissioni agricole non-CO2 incluse quelle da fertilizzanti e allevamenti. Il regolamento proposto, inoltre, aumenta la “richiesta” della quota di assorbimento delle foreste da utilizzare a “compensazione” al 2030 a 310 milioni di tonnellate di CO2 (nel 2018 erano circa 270 milioni).

Le foreste ci danno tanto e certamente ci hanno aiutato e ci aiuteranno a mitigare la crisi climatica. Non possiamo però chiedere alle foreste più di quello che possono darci, anche per le dinamiche naturali che non possiamo controllare. Pertanto, la disponibilità dell’assorbimento forestale, che non necessita di impegni onerosi da parte della politica e della società civile, non deve diventare una ragione per smorzare l’ambizione verso la riduzione delle emissioni e l’abbandono delle fonti fossili.  Piuttosto, parallelamente alla riduzione delle emissioni, è fondamentale lavorare fin da subito su tutte quelle azioni che mirino a conservare e incrementare il sink forestale. In questo contesto entra in gioco un elemento fondamentale per aiutare le foreste ad aiutarci, ovvero l’impegno dichiarato durante COP26 da 141 paesi a ridurre la deforestazione in questo decennio, azzerandola per il 2030.

La deforestazione oggi causa tra il 10 ed il 15% delle emissioni annuali in atmosfera, mentre le aree deforestate, oltre a perdere il carbonio stoccato, non potranno assorbirne altro. Fermare la deforestazione significa quindi meno CO2 emessa e più CO2 assorbita, una di quelle azioni che possiamo certamente definire “win win”.

Info Autori

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Istituto per la BioEconomia (IBE)
Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
vice-Presidente SISEF

Marta Galvagno
Environmental Protection Agency of Aosta Valley (ARPA VdA) | Altri Posts

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