La gestione forestale è una questione sociale?

La dimensione sociale gioca un ruolo fondamentale nel settore forestale perché promuove il coinvolgimento di enti pubblici e soggetti politici, soggetti economici privati, ma anche associazioni non profit e privati cittadini. In questo scenario articolato e complesso, il tecnico e il ricercatore forestale non possono limitarsi ad applicare conoscenze tecniche basate sulle caratteristiche della foresta in cui opera, ma devono saper tenere in dovuta considerazione gli aspetti sociali, socio-culturali e socio-economici che legano la foresta alla comunità umana circostante

Consideriamo, per esempio, la funzione identitaria, culturale e sociale che gli ambienti naturali rivestono all’interno della dimensione rurale: per far emergere la centralità dell’interazione uomo-natura, i valori culturali di cui gli stakeholder sono portatori e la percezione circa gli usi forestali che ne consegue  è necessaria un’analisi multilivello e interdisciplinare. 

Gli esempi di questo tipo sono frequenti nella più recente letteratura scientifica. Tra i tanti, la ricerca sociologica sulle utilizzazioni forestali nei cedui del Marganai (nella Sardegna sud occidentale) ha permesso di studiare le contraddizioni del conflitto tra tutela delle foreste e selvicoltura attraverso la rilevazione e l’analisi della visione della comunità locale a cui il Marganai fa riferimento. 

Scaturisce un ruolo molto importante della percezione degli stakeholder degli usi tradizionali della foresta del Marganai: la perdita di identità del legame con la dimensione forestale mina il trasferimento intergenerazionale delle conoscenze e delle abilità pratiche legate alla gestione forestale, determinando una progressiva perdita di un’identità comunitaria.

Questo fenomeno ha delle ricadute negative sulla dimensione economica locale che è storicamente legata agli usi tradizionali delle risorse forestali. Infatti, se viene meno quel capitale culturale frutto di conoscenze tramandate tra le generazioni e di una percezione tradizionalmente anche socio-economica dell’ambiente naturale, viene meno anche la capacità delle comunità di valutare con competenza (e non solamente emotivamente) gli interventi di selvicoltura, ancor più se si tratta di gestione a ceduo. Lo spazio lasciato libero dalla conoscenza tradizionale degli usi forestali viene quindi colmato da una interpretazione emotiva della natura secondo cui qualsiasi intervento umano che possa modificare l’ambiente naturale è vissuto in modo negativo e quindi ostacolato e ostracizzato dall’opinione pubblica. La ricerca ha anche evidenziato che se la popolazione è adeguatamente informata sulle attività selvicolturali, emerge una maggiore consapevolezza della complessità dei problemi nella gestione dei beni naturali e culturali della comunità. 

Si auspica di consolidare nel tempo una sinergia sempre più proficua tra sociologia e scienze forestali (come avvenuto nel caso studio della gestione a ceduo del Marganai, ma non solo) così da contribuire a riscoprire e valorizzare un equilibrio indispensabile tra le esigenze sociali, le dinamiche economiche e gli equilibri ambientali, con una conseguente ideazione di risposte sempre più efficaci ai bisogni materiali e immateriali del territorio.

Info Autori

Giampiero Branca
Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, Università di Sassari Nuoro Forestry School, Dipartimento di Agraria, Università di Sassari | Altri Posts
Filippo Giadrossich
Nuoro Forestry School, Dipartimento di Agraria, Nucleo di Ricerca sulla Desertificazione (NRD), Università di Sassari | Altri Posts
Roberto Scotta
Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Ambientale - ICEA @ Università degli Studi di Padova | Altri Posts

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