Le tante facce della prevenzione: le aree di Interfaccia Urbano-Foresta

focus incendi la prevenzione

Che succede quando una città si espande a tal punto da venire in contatto con aree forestali o naturali? D’altro canto, che succede quando, al contrario, le superfici boschive si espandono al tal punto da venire in contatto con aree residenziali e periferie urbane?

Fornire una chiara risposta a tali quesiti può aiutare a comprendere in quali scenari un fenomeno come l’incendio boschivo possa assumere i contorni di un evento particolarmente gravoso in termini di danni a cose e persone.

Si, perché da un lato ci sono le città italiane, che seguendo il modello: “aggiunta di nuove parti”, si sono ampliate perlopiù nelle aree di cinta e nelle periferie, lì dove risultava più facile ed economicamente vantaggioso edificare. Senza peraltro prevedere alcuna alternativa. Dall’altro ci sono i boschi che in poco meno di 30 anni hanno registrato una crescita del 20% (da 9mln di ha del 1990 agli attuali 11,4ml). Con il 38% della superficie nazionale, l’Italia è al secondo posto tra i grandi paesi europei per copertura forestale dopo la Spagna 55,4% e davanti a Germania 32,8%, e Francia 32,1% (media Ue 33%).

Dunque, una domanda sorge spontanea: possono due corpi occupare lo stesso spazio?

Ovviamente no, libro di fisica alla mano. Tuttavia, questi due processi dinamici, pressoché inarrestabili, hanno generato le condizioni affinché si crei un ambiente molto particolare che prende il nome di Interfaccia Urbano-Foresta (Wildland Urban Interface, WUI). In geografia l’interfaccia è definita come il piano o la linea di contatto tra due sistemi differenti. Essa costituisce una zona privilegiata di scambio, di interazione tra due sistemi e nello specifico tra quello antropico e quello forestale. In letteratura le WUI sono definite come la linea, area o zona dove strutture ed altre attività antropiche si incontrano o si mescolano con le aree boschive entrando in contatto con i combustibili vegetali (alberi, arbusti, lettiera, piante erbacee).

Questa definizione è la risposta alle prime due domande. In un contesto ecologico e geografico come quello appena descritto, in cui gravano due forze che possono essere considerate uguali e contrarie (richiamando ancora un principio della fisica), gli incendi boschivi assumono contorni sempre più pericolosi. Ecco perché l’attenzione rivolta a queste superfici è cresciuta in Italia, così come in ogni altra parte del globo, acquisendo nel corso degli anni sempre maggiore unicità e peso specifico.

In tali contesti si vengono dunque a determinare situazioni di rischio elevato per le persone, le abitazioni e le infrastrutture. Perché se è vero che si prevede che i regimi di incendio saranno in futuro sempre più caratterizzati da pochi grandi eventi estremi responsabili di impatti ambientali, economici e sociali crescenti, questo è ancor più vero quando riguarda le WUI. Come detto, essendo un processo dinamico in continua evoluzione, la configurazione spaziale delle WUI si modifica seguendo due criteri:

1- la distribuzione nello spazio delle aree residenziali: strutture singole, a gruppi, sparse; queste categorie prendono in considerazione la distanza tra le abitazioni e la loro densità localizzata all’interno di alcune centinaia di metri di raggio attorno alle case;

2- la continuità orizzontale e verticale della vegetazione, responsabile della propagazione del fuoco: altezza delle chiome, presenza/assenza di vegetazione (boschiva e non), vegetazione discontinua e sparsa, vegetazione continua e densa ecc.

La combinazione di questi parametri descrittivi e le diverse componenti al contorno, sia dell’abitato sia della vegetazione, generano differenti tipologie di WUI (es., classica, mista, occlusa) e di conseguenza impongono una differente interpretazione operativa sia in fase di prevenzione che di lotta attiva all’incendio. Per tale motivo, il primo obiettivo della prevenzione deve essere quello di identificare e mappare le WUI esistenti o potenziali aggiornandole periodicamente, allo scopo di valutare la loro vulnerabilità ed esposizione al rischio, migliorando in tal senso l’efficacia della selvicoltura preventiva. In tali aree il fuoco può muoversi in modo biunivoco e la WUI può rappresentare allo stesso tempo punto di partenza o di destinazione. La combustione può innescarsi in prossimità di insediamenti antropici (ad es. dalla bruciatura delle stoppie) e continuare il suo percorso coinvolgendo aree boschive limitrofe. Al contrario il fuoco può generarsi nel bosco e compromettere le aree residenziali in prossimità dello stesso. Un esempio evidente di questa tipologia di evento sono gli incendi delle aree costiere dove la composizione specifica dei boschi – perlopiù pinete e macchia mediterranea – e la distribuzione degli abitati turistici immersi nel verde creano, in mancanza di una corretta prevenzione, un mix decisamente pericoloso in caso di incendio.

Nelle WUI, dunque, la prevenzione deve necessariamente avere un approccio diverso rispetto al bosco sensu strictu. La presenza delle abitazioni introduce il fattore legato alla proprietà privata e quindi al senso di responsabilità di chi risiede in quelle aree. La prevenzione non deve essere solamente esercitata dagli addetti ai lavori, gli operatori forestali o i volontari, ma deve diventare parte integrante delle attività di routine che gli stessi proprietari devono svolgere periodicamente per mitigare il rischio di incendi. Pertanto, nel prossimo futuro, la prevenzione in ambito di WUI, oltre che di natura prettamente tecnica, diventerà soprattutto una sfida comunicativa, sociale e culturale.


Impatto dell’incendio sulle zone costiere di Peschici (Puglia), avvenuto li 24 luglio del 2007.

Info Autori

Mario Elia
Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, Università degli Studi di Bari | Altri Posts
Giovanni Sanesi
Dipartimento Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti, Università di Bari | Altri Posts

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