Nell’emblema nazionale le radici del nostro patrimonio agro-forestale

sergio gridelli via pixabay

Molti simboli nazionali si ispirano a specie forestali, pensiamo alle bandiere del Canada con la foglia d’acero o al cedro del Libano. Fin dall’antichità, c’è poi l’usanza di inserire alcune specie arboree in araldi e simboli di casate al fine di simboleggiare non solo il legame o l’appartenenza ad un luogo ma anche le virtù associate alle proprietà biologiche o tecnico-meccaniche delle essenze forestali.

L’Italia non è da meno.

Oggi, 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica Italiana ripercorriamo alcune curiosità forestali alla base del simbolo della nostra Repubblica, un simbolo radicato nella terra o per meglio dire nelle nostre foreste.

Ma andiamo con ordine. Sappiamo a quale simbolo facciamo riferimento?

Eccolo qui. Questo è il simbolo, l‘emblema ufficiale della Repubblica Italiana, ed è presente nel passaporto come in molti altri documenti ufficiali rilasciati dallo Stato.

È caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami di ulivo e di quercia.

Emblema Ufficiale della Repubblica Italiana

L’emblema risale al 5 maggio 1948, al termine di un percorso creativo durato ventiquattro mesi, due concorsi pubblici e un totale di 800 bozzetti, presentati da circa 500 cittadini, fra artisti e dilettanti vinti dal piemontese Paolo Paschetto di Torre Pellice in provincia di Torino. Si trattò di uno dei primi concorsi nazionali della nuova Repubblica aperto a tutti e tutte, e basato su poche tracce: esclusione rigorosa di simboli di partito, inserimento della stella d’Italia, il mandato di ispirare il “senso della terra e dei comuni.

La ruota dentata d’acciaio, simbolo dell’attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico ed è sempre stata associata alla personificazione dell’Italia, sul cui capo essa splende raggiante. Così fu rappresentata nell’iconografia del Risorgimento e così comparve, fino al 1890, nel grande stemma del Regno unitario. La stella si ritrova inoltre, nella prima onorificenza repubblicana della ricostruzione, come simbolo della Solidarietà Italiana e ancora oggi indica l’appartenenza alle Forze Armate del nostro Paese. Inoltre, tale simbolo fu d’ispirazione per la realizzazione della bandiera dell’Unione Europea.

Ma veniamo ora alla componente agro-forestale dell’emblema.

Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale. Inoltre, all’epoca era una delle specie arboree più diffuse in meridione e su cui si basava buona parte dell’economia agricola dell’epoca, in ripresa dopo gli orrori della guerra. Ma l’ulivo non era presente solo in meridione ma anche nel nord Italia, per esempio in Liguria (pensiamo alle famose olive taggiasche), in prossimità dei più importati bacini di acqua dolce nazionali come il Lago di Garda (ancora oggi famoso per la produzione seppur di nicchia dell’olio del Garda) e in zone pedemontane che rappresentavano la ripresa agricola, aspramente colpite dalla guerra che avevano fatto dei frantoi comunitari, oggi comunali, dei simboli di unità nazionale come ad esempio quelli al confine tra Piemonte e Valle d’Aosta nel comune di Settimo Vittone (TO).

Al di là dei segni di pace e fratellanza l’ulivo rappresentava la resistenza e la longevità. Si tratta infatti di una latifoglia sempreverde, la cui attività vegetativa è pressoché continua, con attenuazione nel periodo
invernale. Ha crescita lenta, ma la specie è molto longeva. Tuttavia, a differenza della maggior parte delle altre specie da frutto, la produzione non diminuisce con alberi vetusti, infatti nel meridione si trovano oliveti secolari molto produttivi. Le radici, per lo più di tipo avventizio, sono espanse e superficiali: in genere non si spingono oltre i 0,7-1 metro di profondità. Il fusto è cilindrico e contorto, con corteccia di colore grigio o grigio scuro e legno duro e pesante. La chioma ha una forma conica, con branche fruttifere e rami penduli o patenti secondo la varietà. Dato il suo valore storico-culturale fu inserito nell’emblema come buon auspicio oltre che albero importante per la nostra nazione.

Ma se osserviamo il simbolo da vicino un’altra specie prettamente forestale affianca l’ulivo: la quercia.

Il ramo di quercia che schiude l’emblema a destra, incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Le querce, allora come oggi, rappresentano una delle specie più diffuse sul territorio nazionale e capaci di lambire l’intero territorio nazionale, isole comprese, passando per zone sia alpine sia appeniniche. Una specie simbolo anche esso di unità nazionale.

Quando si parla di varietà di querce, si tende, a livello continentale a fare alcuni raggruppamenti e distinzioni tra le cosiddette ‘Querce bianche‘ e le ‘Querce Mediterranee‘. Le prime sono le querce diffuse in gran parte d’Europa. Le seconde invece, vegetano soltanto negli ambienti boschivi tipici delle aree calde del Mediterraneo, e quindi nella nostra penisola, con estati sicuramente calde e secche, ed inverni non gelidi ed umidi.

La specie tipo è il Leccio (Quercus ilex), la Quercia sempreverde che occupa la gran parte dei boschi pianeggianti-collinari dalla Liguria alla Sicilia, lungo il Tirreno, e dal Carso alla Puglia lungo l’Adriatico, con assenza nella Pianura Padana e nelle regioni alpine. Tra le altre ci sono anche la Roverella (Quercus pubescens) più diffusa ma meno tipica dei soli ambienti Mediterranei, la Sughera (Quercus suber), il Fragno o Quercia Macedone (Quercua trojana), la Quercia spinosa (Quercus coccifera), la Quercia Lusitana (Quercus faginea), la Quercia vallonea (Quercus ithaburensis subsp. Macrolepis), la Quercia castagnara o di Virgilio (Quercus virgiliana) e la Quercia Vulcanica (Quercus vulcanica). In questa classificazione non trovano spazio le Querce non autoctone, comunque presenti nel nostro paese quali piante da rimboschimento, oppure querce ornamentali da giardino, quali per esempio la Nordamericana Quercia Rossa (Quercus ruber) oppure altre Querce provenienti da zone esotiche.

Ecco come l’emblema nazionale è, oggi come allora, espressione delle specie agro-forestali più tipiche del nostro patrimonio arboreo nazionale.

Buon 2 giugno, Festa della Repubblica a tutti!

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