EDITORIALE: Informazione e disinformazione forestale al tempo del web: il caso dell’alluvione del Monte Amiata
di Renzo Motta
DISAFA, Università di Torino, Grugliasco, TO (Italy)
Pubblicato su: Forest@ – Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 16: 56-58 – doi: 10.3832/efor0068-016
Anche ad agosto fake news, disinformazione e malafede sulla situazione e sulla gestione delle foreste italiane (sul TUFF, sulla gestione sostenibile, ecc.) non si arrestano. Nel dibattito (?) intervergono sempre nuovi guru ed esperti che, come ormai succede in tutti i settori, pur non avendo nessuna conoscenza sulla situazione, sulla normativa e sulle problematiche ecologiche, economiche e sociali, hanno una soluzione semplice a portata di mano che può portare enormi benefici per la nostra società.
Vi sottopongo il caso di Abbadia San Salvatore (SI) e delle recenti alluvioni. Naturalmente, a partire dal giorno successivo, è iniziato uno sciacallaggio mediatico sul fatto che la causa dell’alluvione sarebbe stata la gestione forestale e, in particolare, la ceduazione (scusate la ceduazione stecchino…).
Nelle foreste di Abbadia san Salvatore i popolamenti gestiti a ceduo sono solo una parte della copertura forestale e questa parte si è molto ridotta negli ultimi decenni rispetto al forte incremento di popolamenti avviati ad alto fusto ed ai popolamenti cedui “a turno lungo”. Inoltre la copertura forestale in questi ultimi decenni è aumentata e quindi non c’è alcun nesso di casualità (dimostrabile scientificamente) che l’utilizzazione delle foreste sia alla base dell’evento alluvionale oggetto della discussione.
I dati sull’aumento della copertura e della densità dei popolamenti forestali sono a disposizione di tutti, ma vi sottopongo due immagini che possono spiegare la situazione molto meglio di tanti discorsi: la prima (Fig. 1) è l’immagine del versante del Monte Amiata fotografato nel 1956 (da una cartolina d’epoca) in cui si possono individuare almeno 5 grandi tagliate (probabilmente ceduazioni). Questa può essere confrontata con una immagine recente (Fig. 2) in cui sullo stesso versante la copertura forestale (anche tenendo conto della diversa definizione dell’immagine) è molto più estesa e continua. La situazione attuale è quindi, dal punto di vista della copertura forestale e delle modalità di gestione, notevolmente migliore rispetto a 50-60 anni or sono e l’evento osservato non può sicuramente essere dovuto alla gestione forestale (altrimenti, alcuni decenni fa quando si tagliava molto di più e con maggiore frequenza, si sarebbe dovuta verificare un’alluvione ogni anno).
Il problema è che la foresta (qualsiasi foresta) svolge un ruolo fondamentale nella regimazione delle acque e nella stabilizzazione dei versanti (Fig. 3) ma quando si verificano precipitazioni molto abbondanti in un periodo di tempo limitato la capacità di assorbimento/mitigazione viene saturata e quindi oltre una certa soglia (che può variare a seconda del tipo di foresta, suolo, tipo di gestione, ecc.) tutta l’acqua che cade non viene assorbita ma scorre a valle creando le problematiche osservate. Dunque, quando si verificano condizioni eccezionali il tipo di bosco, la copertura forestale, il tipo di gestione diventano assolutamente ininfluenti.
Naturalmente, sempre in riferimento all’evento di Abbadia San Salvatore, si potrebbero aggiungere i riferimenti a molte pubblicazioni scientifiche italiane, francesi, svizzere che dimostrano che a volte (spesso per i castagneti) i cedui invecchiati ed abbandonati sono molto più pericolosi per l’instabilità dei versanti rispetto ai cedui correttamente gestiti. Ma perché perdere tempo a leggere pubblicazioni e dati scientifici quando abbiamo già dei commentatori che possono darci delle “opinioni” così qualificate?
Info Autori
Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA),
Università degli Studi di Torino, Grugliasco (TO),
Presidente SISEF