Le foreste avanzano verso le vette
Le immagini satellitari rivelano un inatteso della treeline, ma il climate change potrebbe non essere il responsabile
È una delle previsioni più note degli effetti del cambiamento climatico: con il riscaldamento globale, gli alberi migreranno non solo verso i poli, ma anche verso la parte più alta delle montagne, occupando lo spazio oggi abitato dai fragili ecosistemi alpini. Su molte catene montuose l’avanzata della treeline è ben documentata, ma un nuovo studio su scala continentale ha individuato un trend sorprendente: negli ultimi quarant’anni il maggiore spostamento verso l’alto delle foreste non si è verificato vicino ai poli, come ci si potrebbe aspettare, bensì ai tropici, dove il monitoraggio è stato molto più limitato.
L’indagine, pubblicata alla fine di ottobre 2025 su Biogeosciences, ha analizzato 115 vette in America centro-settentrionale, dal Canada occidentale a Panama. Utilizzando le immagini raccolte dal 1984 al 2017 dai satelliti Landsat, i ricercatori hanno rilevato che negli Stati Uniti settentrionali e nel Canada le treeline erano quasi immobili, sebbene il riscaldamento globale proceda più velocemente alle alte latitudini rispetto ai tropici. Nel frattempo, “in Messico e America Centrale le foreste stanno correndo verso l’alto”, afferma Andrew Townsend Peterson, ecologo dell’Università del Kansas e co-autore dello studio.


Image 1, 2: Confronti fotografici, come questi scatti del Red Castle Mountain nello Utah, scattati nel 1870 e nel 2024, aiutano a verificare le immagini satellitari dell’avanzare dei limiti degli alberi.
Non è chiaro se il riscaldamento globale sia la causa di questa impennata, ammettono Peterson e i co-autori. Lo studio ha escluso dall’analisi le montagne con evidenti segni di interferenza antropica, come pascolo, deforestazione o agricoltura, ma tali processi non sono sempre rilevabili dallo spazio. Inoltre molte delle treeline in avanzamento in America Centrale stanno guadagnando terreno in regioni dove, almeno in teoria, le temperature erano già sufficientemente alte da consentire la crescita degli alberi, evidenzia Christian Körner, botanico dell’Università di Basilea. In questo caso, “non possiamo formulare alcuna affermazione certa riguardo al ruolo del cambiamento climatico.”
Lo studio delle treeline è sorprendentemente controverso, in parte per questioni terminologiche. Per molti ecologi e biologi come Körner, la treeline è di fatto un’isoterma: un insieme di punti situati dove le temperature medie nella stagione vegetativa scendono sotto i 6°C e gli alberi non riescono a crescere. Anche se non ci sono alberi alla treeline, ad esempio a causa di incendi passati, la posizione di questo limite non cambia. Altri scienziati, invece, continuano a usare il termine nel senso più letterale, riferendosi al punto in cui gli alberi cessano di crescere sulla montagna, anche se il limite freddo non è stato superato.
Gli studi sulle treeline si sono tradizionalmente concentrate sulle catene montuose di Nord America ed Europa, riflettendo il bias geografico dei ricercatori. Diversi studi hanno riscontrati segnali di avanzamento, soprattutto selle Alpi, dove le temperature sono aumentate di 3°C rispetto ai livelli preindustriali, mentre in altre regioni le evidenze sono state più deboli. Ma alcuni anni fa, Daniel Jiménez-García, biologo presso la Benemerita Università Autonoma di Puebla, coordinò uno studio con Peterson e altri che rivelò un cambiamento drammatico nelle foreste di 15 vulcani messicani: le treeline si erano alzate in media di quasi 500 metri in trent’anni. E ciò spinse gli scienziati a chiedersi se avessero trascurato qualche processo fondamentale.

Image di Cheerfully_lost via Piaxabay
Misurare questi cambiamenti su scala globale è stato impegnativo. I ricercatori si sono affidati all’archivio Landsat ora disponibile su Google Earth Engine, che ha permesso di analizzare i cambiamenti di copertura su oltre 100 vette utilizzando una raccolta di immagini in cloud lunga oltre 40 anni. Quando i metodi di classificazione automatica fallivano, Peterson interveniva manualmente, impiegando quasi tre mesi di lavoro per fotointerpretare i poligoni forestali. È un metodo grossolano che può perdere in accuratezza su singole montagne, ma funziona bene per questo tipo di analisi, afferma Matteo Garbarino, ecologo del paesaggio presso l’Università di Torino. “Questo approccio è davvero interessante se applicato su una scala spaziale molto ampia, come hanno fatto gli autori dello studio.” E sebbene abbiano tentato di escludere l’influenza umana, è quasi certo che alcune treeline siano avanzate per ragioni non legate al riscaldamento del clima, aggiunge Joanna Corimanya, laureata alla Kansas University che ha guidato lo studio. Una possibile spiegazione è da ricercare nella ricolonizzazione di aree disboscate nel secolo scorso per il pascolo. “Speriamo che parte di quel rumore venga assorbito dal segnale complessivo.”
Le foreste tropicali in rapida ascesa sono un fenomeno sorprendente, osserva Jordon Tourville, ecologo dell’Appalachian Mountain Club. Una spiegazione alternativa è che la disponibilità idrica sia un limite altrettanto importante della temperatura per la crescita degli alberi. Le montagne equatoriali hanno maggiore umidità ad alta quota rispetto alle cime vicino ai poli, aggiunge Garbarino. “Perciò, se la temperatura aumenta anche di poco, ciò può causare un cambiamento drammatico nell’altitudine della treeline.”
Garbarino auspica che i risultati del nuovo studio vengano verificati accuratamente sul campo e anche estesi più indietro nel tempo, utilizzando fotografie storiche. I ricercatori, in effetti, lo stanno già facendo, usando immagini d’archivio scattate da fotografi governativi statunitensi sin dagli anni 1870 insieme ad altre fotografie del ventesimo secolo. Finora, le velocità di spostamento della treeline ricavate da questa analisi sembrano coerenti con le precedenti.
Corimanya vuole addestrare sistemi di intelligenza artificiale ad applicare i metodi di Peterson per sviluppare un database globale ancora più ampio degli spostamenti delle foreste di montagna. Sebbene sarà difficile individuare il ruolo del riscaldamento globale in tali migrazioni, documentare la tendenza è importante in ogni caso, afferma, perché anche a causa dell’avanzare del bosco gli ecosistemi alpini più rari si stanno riducendo anno dopo anno.
Traduzione di “Forests are migrating up mountain peaks” di Paul Voosen via Science




