Legno, boschi e boscaioli

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La raccolta del legno oggi: lavoro antico che si è modernizzato, faticoso e ancora pericoloso. In un mondo dove chi lavora in bosco non sempre è visto di buon occhio

Quello del boscaiolo è un mestiere antico, svolto in passato con il solo ausilio di strumenti manuali e con animali, e che oggi si rapporta quotidianamente con la tecnologia e la meccanizzazione, più o meno avanzata a seconda dei contesti. Il boscaiolo 2.0 si chiama più correttamente “operatore forestale” ed è  una figura professionale che solo negli ultimi anni ha ritrovato una sua identità e dignità.

Nell’immaginario collettivo, infatti, il lavoro in bosco è spesso considerato un lavoro di basso livello, di pura fatica fisica. In realtà le varie fasi del lavoro, dall’abbattimento dell’albero, passando per il suo allestimento (cioè la riduzione del fusto in tronchi di dimensioni idonee agli utilizzi successivi), l’esbosco e il successivo trasporto dal bosco alle segherie o ad altre industrie di lavorazione, consistono in una serie di operazioni talvolta complesse e molto spesso pericolose, che richiedono per questo conoscenze e capacità specifiche. Insomma, la sola fatica fisica non basta. Servono pianificazione e competenze precise, tra le quali la conoscenza dell’ambiente forestale e delle normative che regolano le attività forestali e le tecniche di lavoro. È importante padroneggiare la scelta e l’utilizzo delle macchine e delle attrezzature necessarie e maggiormente idonee per svolgere il lavoro, limitando al minimo i possibili impatti negativi tanto per l’ambiente quanto per l’operatore.

Boscaioli “del passato”: abbattimento con segone. Foto: archivio DAGRI – UNIFI

Per la raccolta del legno serve dunque una professionalità di alto livello, capace di operare in ambienti anche difficili. I pericoli derivano dalla necessità di utilizzare strumenti pericolosi e macchine pesanti, come la motosega o i trattori, che usati in modo improprio possono portare a incidenti e infortuni. Al tempo stesso le caratteristiche e le dimensioni degli alberi possono creare problemi alla sicurezza dell’operatore. Le statistiche1  considerano il lavoro in bosco tra i più pericolosi, con frequenze e indici di gravità degli infortuni tra i più elevati tra i vari settori lavorativi, anche nei cosiddetti paesi sviluppati. Motivo per cui, negli ultimi anni, è tendenza diffusa quella di investire sempre di più, a tutti i livelli, nella formazione professionale e nel riconoscimento della professionalità dell’operatore forestale.

Esempio di elevata meccanizzazione: abbattimento con harvester. Foto: A. Laschi

L’aspetto formativo è stato infatti esplicitamente riportato all’interno del nuovo Testo Unico in materia forestale2 e della nuova Strategia Forestale Nazionale3, dove l’importanza della figura dell’operatore forestale viene finalmente riconosciuta a livello nazionale. Le Regioni italiane stanno pertanto lavorando affinché si inneschino dinamiche virtuose nel campo della formazione forestale. Un esempio concreto in questo senso è il progetto nazionale For.Italy4 che ha avuto il merito di formare e nominare 86 nuovi Istruttori Forestali distribuiti in tutta Italia, i quali stanno contribuendo alla formazione degli operatori forestali, secondo standard condivisi a livello nazionale.

Queste attività formative contribuiscono, oltre all’aumento della professionalità degli interessati, anche a migliorare le loro capacità di comunicazione verso l’esterno. Infatti, l’operatore forestale moderno, oltre a quanto menzionato sopra, si trova ad affrontare anche una novità a cui non era abituato: la percezione dell’opinione pubblica riguardo la propria attività di raccolta del legno e quindi del taglio degli alberi.

Operatori forestali oggi: abbattimento con motosega. Foto: archivio DAGRI-UNIFI

In passato il “legame bosco-legno” era evidente per la popolazione, che ci conviveva quotidianamente, e l’attività del boscaiolo era ampiamente compresa ed accettata. Oggi, nonostante la percezione positiva riguardo l’uso del legno, una parte della società fatica a comprendere ed accettare che per usare il legno sia necessario abbattere degli alberi, sebbene la selvicoltura e la normativa permettano di farlo garantendo la funzionalità e il mantenimento dell’ecosistema forestale (ovvero la sostenibilità dell’uso del legno). Per questo motivo, tutti gli attori della filiera del legno si sono trovati, operatori forestali inclusi, a dover imparare a comunicare con i non addetti ai lavori, talvolta in veste di agguerriti contestatori, spiegando come e perché la loro attività non danneggia l’ambiente. E questo per un boscaiolo è spesso più difficile e faticoso che lavorare in bosco…


[1]https://www.inail.it/cs/internet/attivita/dati-e-statistiche/banca-dati-delle-professioni.html

[2] Decreto legislativo 3 aprile 2018, n. 34 – Testo unico in materia di foreste e filiere forestali – https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2018;34~art7-com1

[3] Strategia forestale nazionale per il settore forestale e le sue filiere – https://www.reterurale.it/foreste/StrategiaForestaleNazionale

[4] Progetto nazionale nato dalla collaborazione tra diverse Regioni italiane. Informazioni di dettaglio sul sito: https://www.reterurale.it/FOR_ITALY


 

Info Autori

Andrea Laschi
Professore Associato - Tecnologia del legno @ Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali (SAAF) dell’Università di Palermo | Altri Posts

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