Ripristinare l’ “Amazzonia europea”: un viaggio attraverso le foreste riparie della Serbia

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Restoration Story by Ajdin Starcevic, Wageningen University and Research
Tratto dal Blog SUPERB – Progetto EU per il ripristino della biodiversità delle foreste a livello Europeo

Se dovessi descrivere il mio recente viaggio nelle foreste della Serbia in sole due parole, esse sarebbero indubbiamente “piacevole sorpresa”.

Siamo arrivati a Belgrado alla fine di settembre, in pieno “Miholjsko ljeto”, il periodo caldo e secco che talvolta si verifica nei Balcani all’inizio dell’autunno.  La destinazione finale del nostro viaggio è Novi Sad, città natale di un cantautore rinomato il cui pezzo di maggior successo s’intitola  “Miholjsko leto 95“, che avrei potuto ascoltare quando ero più giovane. Ma lasciamo da parte la mia nostalgia della scuola superiore per tornare al racconto.

La nostra spedizione verso la Serbia aveva un duplice scopo. La prima parte del nostro viaggio è stata dedicata alla conferenza annuale dell’EFI, una celebrazione del trentesimo anniversario dell’Istituto forestale Europeo. Lungo il percorso verso la Serbia ci siamo immersi nella lettura di “An Idea Becomes a Reality“, un libro sul 10º anniversario dell’EFI. Il nostro supervisore Gert-Jan Nabuurs, professore di risorse forestali europee presso l’Università di Wageningen, ci aveva intrattenuti con l’intricato racconto di come tutto è iniziato e si è evoluto. Da poco arrivati, io e il mio collega Bas Lerink avevamo già maturato un profondo rispetto e un senso di orgoglio nel far parte della famiglia dell’EFI.

I due giorni di conferenza sono stati accompagnati da conversazioni coinvolgenti con volti sia conosciuti che nuovi. Ognuno di noi del team di Wageningen ricopriva un ruolo definito: Bas ha partecipato come panelist a una tavola di discussione, Gert-Jan ha assunto il ruolo di supervisore, cercando di creare per noi nuove opportunità per farci conoscere sulla scena forestale europea, mentre io ho avuto il privilegio di presenziare alla Young Scientist Session.

Martina Zoric – La squadra accanto alle bellissime querce

La seconda parte del nostro viaggio ha offerto invece un netto contrasto con l’atmosfera  formale della conferenza annuale dell’EFI — non più vestiti di tutto punto in sale cittadine o cene di gala, abbiamo invece indossato scarponi e pantaloni da campo forestali per incontrare le nostre guide, Zoran, Martina e Velisav, dell’Istituto per le foreste e l’ambiente di pianura, il venerdì mattina, mentre il sole si alzava sulla fortezza di Petrovaradin a Novi Sad. Accompagnati da Magda Bou Dagher-Kharrat, coordinatrice del progetto, e Bart Muys, professore di ecologia e gestione forestale presso la KU Leuven, abbiamo iniziato a esplorare il sito pilota di SUPERB, il progetto pan-europeo di cui ci occupiamo.

Dopo aver attraversato i vasti campi di mais dorati della Vojvodina, a nord-ovest di Novi Sad, abbiamo finalmente raggiunto la sede della riserva naturale speciale “Gornje Podunavlje”. Qui siamo stati accolti in modo molto caloroso dal team serbo del progetto SUPERB: Slađana, Radmila, Andrea, Peđa, Ognjen e Srđan. Da lì ci siamo diretti in una foresta di quercia, così bella da sembrare uscita da una favola, per visitare la prima cronosequenza. Il bosco vibrava di biodiversità, come potevamo vedere dalle tracce della fauna selvatica sul terreno o dai molti tipi diversi di galle di quercia, alcune delle quali erano del tutto nuove per noi. I nostri accompagnatori ci hanno spiegato che questa è l’eredità che intendono lasciare; il lavoro che stanno svolgendo farà sì che le foreste come questa prosperino per molto tempo ancora.

Accanto a questa foresta, abbiamo notato un’ampia apertura di circa 30 ettari, un tempo piantagione di pioppo. Zoran ha dichiarato con fiducia: “È qui che attueremo le misure di ripristino forestale grazie al progetto SUPERB”. Devo ammettere che i membri olandesi della nostra squadra erano inizialmente scettici. Abbiamo messo in dubbio la possibilità che i semenzali di quercia potessero svilupparsi bene in un’area aperta così ampia. Ma per fortuna, ci siamo sbagliati.

Ritornando sui nostri passi, abbiamo visitato un sito che ripristinato 12 anni fa, un punto cruciale della cronosequenza monitorata nel progetto SUPERB. Varcata una robusta recinzione, siamo stati accolti da querce che raggiungono un’altezza di circa 8 metri, che crescono insieme a carpini, frassini e robinie, e che prosperano naturalmente. Il sito era stato seminato con ghiande 12 anni fa ed era pienamente vitale, dimostrando dunque che un rimboschimento era effettivamente possibile. Era evidente che i nostri ospiti avevano compiuto uno sforzo enorme, con un intenso lavoro manuale anche per erigere recinzioni che tenessero a bada i circa 2000 cervi rossi e le centinaia di cinghiali che abitavano nella zona.

Il terzo punto visitato è stato un altro querceto, piantato solo cinque anni fa. La scarsa fertilità del suolo ha rappresentato una sfida, ma l’accrescimento è promettente, tanto da trovare difficile credere che questi alberi potessero aver raggiunto una altezza di 8 metri in soli sette anni.

La nostra esperienza in Serbia ci ha insegnato l’importanza di poter contare su conoscenze e competenze locali in progetti come SUPERB, e del partenariato tra gestori forestali e scienziati. Questa collaborazione è stata alimentata e rafforzata nel corso degli anni, fondata principalmente su base fiduciaria.

Il secondo giorno siamo stati accompagnati anche da Christophe Orazio dell’ Istituto europeo per le foreste piantate, leader del demo SUEPRB in Francia  e specializzato nella gestione delle piantagioni forestali. Insieme a lui, abbiamo visitato siti simili a quelli che avevamo visto il giorno precedente. Abbiamo inoltre osservato un’area in cui erano stati attuati interventi di ripristino forestale nell’ambito di SUPERB che purtroppo hanno dato scarsi risultati, a causa di un’estate insolitamente calda e secca che ha reso difficile la crescita delle piantine di quercia piantate in quel sito. Qui saranno effettuati ulteriori lavori, con la semina di nuove ghiande al posto delle fallanze. Gli alberi coltivati a partire dalle ghiande mostrano un maggiore vigore rispetto ai semenzali trapiantati, ma durante la campagna di ripristino iniziale una carenza di ghiande nei vivai, e i vincoli di tempo, hanno invece costretto all’uso di plantule.

Oltre alle foreste di querce in varie fasi di sviluppo, abbiamo avuto anche l’opportunità di esplorare le piantagioni di pioppo, che costituiscono la spina dorsale dell’impresa pubblica Vojvodinašume. In un punto sono stati osservati due boschi, uno di quercia e uno di pioppo, piantati nello stesso anno. La differenza di dimensioni era evidente (si veda la figura seguente).

Quercia a sinistra, pioppo a destra: dislivello di un bosco di querce e pioppi piantati contemporaneamente

Mentre scattavo questa foto, ho notato che il campo di soia che avevo ritratto era perfettamente diviso in due parti. La parte di campo adiacente all’impianto di pioppo era già stata raccolta e compariva bruna e secca, mentre il campo di fronte alle querce restava fresco e verde. Questa osservazione esemplifica perfettamente il senso del lavoro di chi gestisce la foresta. Stanno passando da uno scenario potenzialmente secco e impoverito, esacerbato dagli effetti dei cambiamenti climatici sui pioppi, a una foresta di quercia più resiliente ai cambiamenti climatici. Questa foresta di querce è non solo promettente e verde, ma anche ricca di biodiversità ed esteticamente bella, rispecchiando la propria dedizione a un futuro sostenibile e prospero.

Questo è uno dei motivi principali per cui descriverei questo viaggio come una piacevole sorpresa. L‘intento dei professionisti locali di passare dalle loro pratiche commerciali tradizionali a un approccio alla gestione delle foreste più intelligente dal punto di vista climatico, tenendo conto degli effetti a lungo termine dei cambiamenti climatici e sacrificando volutamente una parte di profitti a breve termine per migliorare le foreste del futuro in Vojvodina, è realistico, e ha già iniziato ad essere messo in pratica. Questo mi rende ottimista per il futuro dell’”Amazzonia europea” in tempi difficili.

Ajdin Starcevic, Wageningen University & Research

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