Il faggio e il fuoco

Di solito c’è poca connessione tra i boschi di Faggio e gli incendi forestali. Le faggete crescono in luoghi umidi e formano lettiere compatte e questo fa sì che siano meno suscettibili agli incendi.

Sono le prime frasi del documentario scientifico recentemente prodotto a complemento della pubblicazione Ecologia del fuoco delle faggete in ambiente montano, della collana Merkblatt für die Praxis (notizie per la pratica) sul tema dei cambiamenti climatici e dei relativi effetti sugli incendi boschivi nelle foreste dei climi temperati.

Il riscaldamento globale sta espandendo l’area forestale interessata frequentemente e ciclicamente dagli incendi – la cosiddetta nicchia del fuoco – in ecosistemi storicamente poco interessati da tali eventi, come le faggete alpine e appenniniche, fondamentali per i loro servizi ambientali, economici, turistico-ricreativi e culturali.

Nelle estati meteorologicamente estreme del 2003, 2007 e 2017 si sono verificati grandi incendi nelle faggete di diverse aree italiane; In Val di Susa l’incendio italiano più esteso di tutto il 2017 ha percorso quasi 4000 ettari, il 30% dei quali in faggeta.

[…] cosa succederà in futuro? Ecco, qui nasce l’idea di fare uno studio specifico sull’ecologia del faggio e sulle dinamiche post-incendio delle faggete, per capire come funziona il sistema e quali indicazioni mirate dare ai gestori chiamati a ripristinare questi boschi percorsi dagli incendi”

Marco Condera, WSL, coautore della ricerca

La pubblicazione sintetizza 10 anni di ricerche sulla resilienza delle faggete agli incendi, principalmente basata sulla capacità del faggio di fruttificare e disperdere grandi quantità di semi (le faggiole) dopo il passaggio del fuoco, riproducendosi in modo efficace nell’ambiente post-incendio e ricostituendo nel medio periodo importanti servizi ecosistemici (es. la protezione dalla caduta di massi).

[…] il punto di svolta nelle nostre ricerche è stato comprendere l’interazione fra il disturbo da fuoco e il fenomeno della pasciona (fruttificazione abbondante a cadenza ciclica negli anni). […] abbiamo capito che, se la pasciona avveniva subito dopo il disturbo da fuoco, la pulsazione della rinnovazione era incredibile ed arrivava a raggiungere fino a 150.000 semenzali ad ettaro […]

Davide Ascoli, Università di Torino, coautore della ricerca

Un altro aspetto importante della ricera è stato lo studio e la comprensione delle dinamiche di mortalità del faggio in funzione della severità degli incendi, tale aspetto è fondamentale per pianificare e progettare la ricostituzione della faggeta attraverso misure selvicolturali basate su principi ecologici.

Rappresentazione schematica della dinamica post-incendio in popolamenti di faggio in funzione della severità del fuoco (B = bassa; M =media; A = alta). © Davide Ascoli.

Il messaggio principale di questo programma di ricerca è che le faggete possono bruciare anche con una certa intensità e il faggio – sebbene sia apparentemente sprovvisto di strategie di adattamento al passaggio del fuoco – è in realtà perfettamente adattato ad un regime di incendi poco frequenti (con una cadenza di almeno 40 anni) e di media intensità.

Comprendere l’ecologia della faggeta in relazione al fuoco è il primo passo per una selvicoltura post-incendio prossima alla natura che sostenendo le dinamiche ecologiche normalmente in atto facilita la ricostituzione di importanti servizi ecosistemici nei luoghi in cui questi sono imprescindibili.

Davide Ascoli

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Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), Università di Torino

Davide Ascoli

Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), Università di Torino

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