L’importanza della comunicazione della scienza nella prevenzione incendi nelle aree protette

Pineta lignano sabbiadoro

La comunicazione è un’importante attività di prevenzione anche quando si parla di incendi. Se si pensa alla legge quadro in materia di incendi boschivi (art.6 della n. 353/2000) si dichiara che gli enti competenti devono svolgere tra l’altro attività di formazione, informazione ed educazione ambientale. Spetta dunque alle amministrazioni statali, regionali ed agli enti locali promuovere l’informazione alla popolazione in merito alle cause determinanti, all’eventuale innesco di un incendio e alle norme di comportamento da rispettare in situazioni di pericolo ma anche in relazione agli interventi che possono essere attuati su un territorio per limitare i danni del passaggio del fuoco.

Una comunicazione corretta, coerente e trasparente è infatti basilare per veicolare informazioni chiare ed efficaci a chi vive un territorio. Il beneficio di aumentare la consapevolezza sull’importanza del bosco per la collettività, la percezione della compatibilità della gestione forestale sostenibile con la tutela dell’ambiente e la lotta ai cambiamenti climatici, può generare un dibattito salutare, e ridurre eventuali tensioni, tra opinione pubblica e attività di gestione forestale sostenibile.

Un esempio concreto di confronto di idee divergenti sul tema della gestione forestale a fini preventivi è il dibattito che si è acceso tra associazioni ambientaliste locali e nazionali e il Parco Nazionale d’Abruzzo. L’oggetto del contendere è un intervento di selvicoltura di prevenzione previsto nella pineta di Villetta Barrea, ben nota per la presenza di un pregiato nucleo autoctono di Pino Nero nella varietà Italica (Pinus nigra var. italica  https://www.rivistasherwood.it/t/gestione/villetta-barrea-taglio-pineta.html)

Da un lato i locali, l’amore per il proprio territorio e la volontà di salvaguardare la peculiare foresta di pino nero, dall’altro una proposta di intervento maturata dai tecnici dell Parco Nazionale sulla base di una profonda conoscenza scientifica, sui possibili rischi in caso di mancanza di interventi selvicolturali adeguati. 

Negli ultimi anni, l’Abruzzo è stato il teatro di grandi incendi boschivi (incendio Bussi il 2020; Pescara 2021; Teramo 2022) e si sarebbe dovuto, ancor più, rinforzare il confronto continuo tra gli attori coinvolti nella gestione del rischio incendio e la comunicazione sulle scelte da attuare su un territorio (https://sisef.org/2021/09/02/la-scienza-traslazionale-a-supporto-della-comunicazione/) per evitare fraintendimenti e prese di posizione che rischiano di irrigidire le posizioni e impedire un confronto costruttivo e basato sui dati. 

Il ruolo della selvicoltura di prevenzione è proprio quello di rendere un bosco il più possibile “impermeabile” alle fiamme. La selvicoltura di prevenzione, oltre che gestire i boschi in funzione dei servizi che richiediamo loro, incluso quello di conservazione della natura, mette in atto interventi utili per ridurre l’infiammabilità del bosco, per aumentare la sua resistenza alle fiamme, accelerare la ripresa della vegetazione nelle aree colpite, incrementare la sicurezza e l’efficacia delle operazioni antincendio. Perché “calmare” il comportamento degli incendi futuri è possibile aumentando lo spazio tra un albero e l’altro (è l’obiettivo del diradamento e della creazione di viali tagliafuoco), riducendo la vegetazione che potrebbe permettere al fuoco di risalire le chiome degli alberi (con le spalcature dei rami secchi o con il pascolo prescritto della componente arbustiva), eliminando parte del carico di combustibile fine e secco depositato a terra sotto forma di lettiera o piccoli rami (ad esempio con la tecnica del fuoco prescritto).

Una ricerca che ha previsto l’applicazione del fuoco prescritto, nel 2014, sui boschi interessati dal grande incendio del Vesuvio del luglio 2017 (nel Parco Nazionale del Vesuvio) che ha avuto effetti importanti per ridurre il danno sulle formazioni forestali di pino marittimo  in cui si è dimostrato che, nell’area precedentemente trattata con il fuoco prescritto, la mortalità degli alberi è stata pari al 10%, mentre nell’area non gestita la mortalità ha raggiunto il 100% (https://sisef.org/2017/08/04/effetti-del-fuoco-prescritto-nel-grande-incendio-del-vesuvio-2017/).

Pineta di Lignano Sabbiadoro

Questo tipo di gestione in aree forestali classificate  ad elevato rischio di incendio e ad alta valenza biotica e ambientale, come la  pineta di pino nero di Villetta Barrea in Abruzzo, ha la precisa finalità di limitare i danni in caso di possibili incendi e di tentare di facilitare le attività di spegnimento per un rapido controllo delle fiamme. Far conoscere di più e meglio i casi concreti in cui la selvicoltura preventiva ha giocato un ruolo chiave potrebbe far riflettere e stemperare posizioni assolutamente intransigenti che raramente portano ad un dialogo costruttivo, ma questo non basta. Parallelamente, occorre puntare su una migliore strategia di comunicazione quando si progettano interventi sul territorio, una partecipazione attiva di tutti i portatori di interesse che molto probabilmente nel caso di Villetta Barrea è mancata. Puntare a una proficua collaborazione tra l’ente gestore, il mondo scientifico, i tecnici del settore, i portatori di interesse e le associazioni ambientaliste può permettere di raggiungere i risultati di tutela nell’interesse dell’intera area protetta e della collettività. La salvaguardia dell’ecosistema forestale è l’obiettivo comune a tutti: dialoghiamo prima e meglio per decidere assieme tutte le possibili strade per raggiungerlo!

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Dipartimento di Agraria, Università di Sassari

Paolo Machin
Già Ispettore For.le Comandante di Stazione CFR Friuli-Venezia Giulia | Altri Posts

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