Boschi urbani spontanei: le opportunità di una nuova wilderness
Bosco dei Prati di Caprara a Bologna. Foto: Giovanni Trentanovi
Wild urban woodlands. Boschi urbani spontanei. Si formano nelle pertinenze delle aree industriali e militari dismesse, nei cantieri edili non ripristinati, negli incolti. I processi culturali ed ecologici da cui traggono origine non sono programmati, né prevedibili. Non sono frutto di un progetto di piantagione, e la loro flora è composta da molte specie non autoctone. Possono essere piccoli frammenti o avere ampie superfici e insieme danno origine ad un mosaico di verde urbano non intenzionale – una nuova wilderness.
I boschi urbani spontanei sono stati oggetto di vari studi all’estero, volti a sottolinearne l’importanza nel completamento dell’offerta di servizi ecosistemici erogati dall’infrastruttura verde. Due recenti studi approfondiscono il ruolo e le dinamiche di questi boschi in Italia.
Il primo studio evidenzia le opportunità che questi boschi offrono al disegno urbanistico, con particolare riferimento all’incremento della multifunzionalità degli spazi aperti delle città. I boschi urbani spontanei possono infatti contribuire alla conservazione della biodiversità, alla ricucitura paesaggistica e al contrasto del fenomeno dell’isola di calore urbana, al ripristino di suoli degradati o contaminati, oltre a prestarsi come luogo adatto ad attività didattiche e ricreative. Alcune di queste funzioni potrebbero essere valorizzate rispetto alle necessità locali e alle caratteristiche del bosco, ma purtroppo la pianificazione urbanistica al momento ignora o considera queste formazioni come occupanti temporanee di aree che dovrebbero essere oggetto di nuove trasformazioni, rendendo il loro destino incerto.
In un secondo studio, gli stessi autori hanno analizzato diciannove boschi urbani spontanei, distribuiti in tutta la penisola italiana. Questi boschi presentano caratteristiche profondamente diverse, ma rappresentano tutti nuove opportunità (a costo zero) per gli ecosistemi urbani. Contribuiscono a perseguire gli obiettivi delle politiche di rigenerazione urbana, come il recupero di suolo precedentemente consumato e offrono occasioni di coinvolgimento della comunità dei cittadini nella conservazione e valorizzazione del verde.
Due esempi rappresentativi sono il Bosco dei Prati di Caprara di Bologna e la Foresta Urbana di Lecce.
Il primo, con una superficie pari a circa venti ettari in una area militare dismessa, è oggetto da anni di manifestazioni e studi a sostegno del suo riconoscimento quale nodo della rete ecologica urbana. Il secondo, situato in una ex cava, rappresenta un esempio virtuoso di valorizzazione di un bosco spontaneo. Attualmente infatti, l’area è di proprietà privata ed è affidata, anche se provvisoriamente, al WWF, che l’ha restituita alla città rendendola un centro di attività didattiche, scientifiche e culturali.
I boschi analizzati sono sempre più interpretati dai cittadini come ‘bene comune’, superando la classica dicotomia tra bene pubblico e bene privato. Le forme di coinvolgimento dei cittadini sono molte, dai comitati spontanei alle organizzazioni ambientaliste e offrono diverse opzioni per la gestione: dalla concessione temporanea delle aree, alla cessione tramite accordo pubblico-privato. Tutto ciò rende possibile l’attuazione di strategie urbanistiche volte al loro mantenimento e valorizzazione, tramite puntuali interventi di gestione e miglioramento forestale.
Secondo gli autori, queste pratiche e approcci – del tutto coerenti con la “Strategia europea sulla biodiversità per il 2030. Riportare la natura nella nostra vita” – dovrebbero trovare maggiore spazio anche all’interno dei documenti strategici nazionali sul verde urbano. Approcci urbanistici idonei a integrare i processi ecologici e sociali che hanno dato vita ai boschi urbani spontanei sono carenti. I boschi spontanei urbani dovrebbero essere considerati nature based solutions, al pari di altre soluzioni già attuate nelle aree urbane e periurbane, come i nuovi impianti di specie arboree, i giardini della pioggia e i tetti verdi.
Al fine di valorizzare questi boschi, gli autori evidenziano inoltre la necessità di realizzare un censimento dei boschi urbani spontanei, completando e arricchendo le attuali tipologie di verde censite a livello nazionale e regionale.
Giovanni Trentanovi
Thomas Campagnaro
Tommaso Sitzia