Inquinamento dell’aria, così gli alberi fanno da vedette

C’è un grande archivio dell’inquinamento atmosferico che aspetta di essere letto: sono gli alberi che vivono vicino alle industrie e nelle città.

Le foglie degli alberi intercettano molti degli inquinanti presenti in atmosfera. Alcuni gas e le polveri sottili sono assorbiti direttamente; altri inquinanti, invece, aderiscono solo alla superficie delle foglie e da queste, una volta cadute, possono essere dilavati e assorbiti dalle radici.

Parte degli inquinanti assorbiti dalle piante restano permanentemente immagazzinati nel legno. Estraendone piccole carote, è possibile costruire serie storiche di eventi inquinanti, tanto più lunghe quanto più grandi e longevi sono gli alberi. Analizzandone la composizione chimica è possibile identificare gli elementi inquinanti che i tessuti degli alberi hanno intercettato ed accumulato nel corso della loro vita e datarne l’epoca di assorbimento, tenendo conto delle molteplici interazioni tra le piante, l’ambiente e il suolo, e del tempo che passa tra assorbimento fogliare e stoccaggio nel legno. La scienza che studia, attraverso le carote legnose, l’età e l’accrescimento degli alberi è la dendrocronologia che, combinata con la chimica, dà nome alla dendrochimica.

Tra i migliori candidati per la dendrochimica ci sono le più comuni specie arboree dei paesaggi urbani e agrari, come pioppi e salici, alcune querce, e la comunissima robinia.

In un recente articolo pubblicato sulla rivista “Journal of Environmental Management”, un gruppo di ricercatori italiani delle Università di Padova e Firenze, sostengono l’importanza di conservare e valorizzare gli alberi che crescono nelle aree industriali come recettori e registratori dell’inquinamento ambientale. Portando come esempio il Veneto, gli autori hanno evidenziato che nel raggio di 1 km dagli impianti industriali ci sono numerosi alberi – soprattutto salice bianco e robinia – adatti a fare da centraline di una rete naturale di monitoraggio. Essendo localizzati nei pressi degli impianti industriali, questi alberi sono in grado di fornire dati estremamente puntuali rispetto alla provenienza degli inquinanti e su un arco temporale più lungo rispetto a quello offerto dalle normali centraline di rilevamento ambientale.

Attraverso la dendrochimica è possibile complementare le reti di monitoraggio della qualità dell’aria, a patto che gli alberi che vivono vicino alle aree urbane, e gli ecosistemi forestali ed agroforestali di cui fanno parte, siano correttamente gestiti e tutelati, sia per la loro funzione mitigatrice, sia per il loro ruolo di vedette dell’inquinamento.

Claudia Cocozza e Tommaso Sitzia

Info Autori

Claudia Cocozza
DAGRI, Università degli Studi di Firenze | Website | Altri Posts
Tommaso Sitzia
Università degli Studi di Padova | Website | Altri Posts

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