UNCEM Boschi e alberi in aree urbane e rurali
BOSCHI E ALBERI NELLE ZONE URBANE E NELLE AREE MONTANE, BUSSONE (UNCEM): “GESTIRE BENE QUANTO ABBIAMO, 1 MILIONE DI ETTARI DI FORESTE IN PIEMONTE. TORINO CITTA’ PIU’ VERDE D’ITALIA. FILTRAGGIO ARIA IN CITTA’ CON GLI ALBERI E’ IMPORTANTE, MA LA CO2 VIENE ASSORBITA DA FORESTE ALPINE E APPENNINICHE”
“Un milione di ettari di boschi in Piemonte ci collocano tra le Regioni italiane con maggior superficie forestale, sul totale nazionale di 12 milioni di ettari. Sono in continua crescita i boschi, oggi non gestiti, sottraggono prato-pascolo e dunque valore ai territori. La nostra foresta, piemontese e italiana, ha scarso valore produttivo e anche protettivo dovuto alla non gestione, oltre che non certificazione. Gestire bene e investire risorse, europee, statali e nazionali su quanto abbiamo, è la priorità. Lo afferma e ci guida anche il nuovo Codice forestale, testo unico approvato un anno fa dal Parlamento”.
Così Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem, che ieri ha incontrato il Sottosegretario Mippaft Franco Manzato e anche il Direttore generale della Direzione Foreste del Ministero, Alessandra Stefani. È importante che il Ministero possa lavorare al più presto ai regolamenti e ai decreti attuativi del Codice forestale, nove in totale, che dovranno andare in fretta all’esame del Parlamento. Priorità è la Strategia forestale nazionale, per dare un senso a 12 milioni di ettari di Italia, un terzo della superficie del Paese. Indispensabile poi combattere contro cattiva informazione su gestione forestale attiva e uso del legno in moderni sistemi energetici che svincolano il Paese da petrolio e gas. “Le foreste sono il nostro antidoto al climate change – prosegue Bussone – Anche in città. Torino è la città più verde d’Italia. Milano ha molto da fare sul fronte. Ce lo insegnano IPLA, Istituto per le piante da legno e l’ambiente, eccellenza torinese e piemontese, oltre che SISEF, Ordine Agronomi e Forestali, oltre che grandi esperti del settore come Giorgio Vacchiano, dottore forestale inserito tra i più influenti giovani scienziati dal mondo. Nelle aree urbane, prima di piantare nuovi alberi, si individuino risorse per gestire bene quanto abbiamo. La manutenzione scarseggia. Le piante indubbiamente filtrano meccanicamente le polveri sottili, raccolta sul fogliame. Poi dobbiamo gestire e certificare i boschi delle aree rurali e montane. La carta forestale 2016 del Piemonte ci conferma che abbiamo molto, moltissimo, in crescita, ma non lo gestiamo. E così quel milione di ettari di bosco in continua espansione, ai danni di superfici agricole e pascolive, non svolge la naturale funzione, né protettiva né produttiva”. L’idea di boschi urbani (ma boschi, non alberi) sta nella Strategia del Verde urbano sottoscritta Mipaaft. Ma, come sappiamo benissimo e abbiamo ripetuto alla Fao che ha riunito a Mantova i massimi esperti di questo tema, “i boschi urbani servono a ricucire il paesaggio e le menti verso le foreste collinari e montane, dove sta il vero capitale naturale di questo Paese”
Da vent’anni Uncem, con Regione Piemonte e Ipla, si impegna affinché si possa gestire quel bosco, con un impegno diretto delle Unioni montane di Comuni. Pezzi eccellenti di filiera ci sono e vanno copiati. Come in Valsesia con la Monte Rosa Foreste oppure in Val Chisone con le gestioni attive come quelle dell’Alta Val Susa, grazie a Consorzi e Associazioni di imprese. Moltissimi Enti locali montani stanno avviano seri e concreti piani di gestione e anche adoperandosi con le Associazioni fondiarie e nuove piste forestali per superare il problema storico della frammentazione, oltre che della difficile ingresso in bosco. Dal Psr sono arrivate risorse importanti per far crescere filiere produttive, energetiche e artigianali. Positivo il lavoro che la Regione Piemonte – come Veneto e Campania – sta facendo per il comparto degli Operai idraulico-forestali, anche per migliorare il contratto; stessa cosa, Uncem nazionale fa con le sigle sindacali. “Abbiamo in Italia 12 milioni di ettari di bosco, bensì tutto il materiale che usiamo per energia e per le filiere artigiane arriva dall’estero, dove tagliano a raso e spesso hanno gestioni oltre il lecito – spiega ancora Bussone – Il Sottosegretario Manzato conosce e vuole risolvere queste emergenze. Servono risorse economiche da investire e strategie, come scrive il Codice forestale, tra le leggi di settore più avanzata in Europa. Ridurre l’inquinamento? È certamente possibile con progetti legati alla gestione e valorizzazione dei servizi ecosistemici-ambientali che le foreste erogano. La montagna, i versanti, i nostri boschi assorbono CO2 e questo deve essere riconosciuto, ricompensato. Lo diciamo ad esempio per i concessionari autostradali, che devono compensare l’inquinamento investendo in gestione forestale attiva. A oggi non è così e le filiere muoiono, con piccole imprese forestali famigliari, segherie di valle che chiudono, materiale totalmente importato. Non servono nuovi boschi, nuovi alberi. Chi vive nelle aree urbane deve essere informato che ad assorbire CO2 potrebbero esserci foreste gestite delle aree rurali e montane. Ecco il nuovo scambio virtuoso città-montagna che va costruito, senza demagogia e retorica. Vale per foreste e risorse idriche, oltre che per clima e paesaggio. La città non può fare a meno della montagna, ma deve riconoscerlo anche economicamente”.
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(Segnalato da: M. Marchetti)