EDITORIALE: INFC, the same old story, neanche le Regioni hanno i dati
INFC, the same old story, neanche le Regioni dispongono dei dati elementari
Ne abbiamo già parlato in precedenza, col tempo speravamo la situazione si risolvesse.
Macché, la gestione dei dati di base dell’ultimo Inventario Nazionale delle Foreste e dei Serbatoi di Carbonio (INFC) è rimasta la stessa: i dati di base se li tiene chi li ha prodotti (Corpo Forestale dello Stato), come fossero gioielli (?) di famiglia e non informazioni prodotte con soldi pubblici. Si badi bene: parliamo di qualcosa che ormai risale alla metà dello scorso decennio, non parliamo dell’uovo di ieri.
Ma, cosa volete, ogni volta che mi imbatto in queste straordinarie prestazioni dell’amministrazione pubblica mi viene da scrivere qualcosa, ecco qui l’ultima occasione. Ho recentemente collaborato, attraverso l’Istituto di Economia Agraria (INEA), alla stesura del piano pluriennale di forestazione della regione Basilicata, nel quale si stabiliscono gli indirizzi per la gestione sostenibile delle risorse forestali regionali. Pochi dubbi che per gestire una risorsa occorra conoscerla, e per fortuna la Regione Basilicata da qualche hanno si è meritoriamente dotata di una carta forestale ad alta risoluzione che facilita grandemente il compito dei tecnici impegnati nella gestione delle foreste e del territorio.
Ma sulla carta forestale sono riportate le superfici, non la consistenza (cioè il volume legnoso) dei boschi, e tantomeno il loro incremento legnoso. E come tutti sanno sono questi ultimi i dati necessari per potere stabilire l’uso sostenibile della risorsa forestale, nonché il suo contributo agli obbiettivi di mitigazione legati all’assorbimento del carbonio atmosferico. Come ben spiegava Giovanni Bernetti, in fin dei conti tutto il nostro ragionare gira intorno al numero di alberi e al loro volume per unità di superficie.
Accingendomi a ragionare sugli indirizzi gestionali per la Regione Basilicata, uno dei primi pensieri è corso quindi alla possibilità di andare sui punti dell’INFC, rimisurare e verificare quindi quanto i boschi crescessero nel corso del tempo: dato fondamentale per poterne individuare una strategia d’uso. E fra me e me pensavo: sicuramente la Regione, che ha per legge piena competenza in materia, avrà la possibilità di accedere ai dati elementari dell’INFC e poterli utilizzare a questi fini, del tutto istituzionali. Mi veniva fin da pensare che potesse esistere una procedura consolidata perché una tale ovvia forma di collaborazione in seno all’amministrazione pubblica potesse attuarsi.
Figurarsi! A mie ripetute sollecitazioni, mi è sempre stata la stessa “italica” risposta: “si forse, bisognerebbe sentire il dott. Caio, fare istanza al dott. Tizio, mi pare di aver capito che i dati siano sull’hard disk della dottoressa Sempronia, ci sono problemi procedurali, di riservatezza”, eccetera, eccetera. Risultato: la Regione Basilicata non conosce tuttora i dati di base INFC rilevati sul proprio territorio, e quindi è priva di informazioni importanti per la gestione delle proprie risorse forestali.
E per quante altre Regioni la cose stanno così? Ma vogliono i Presidenti di Regione attivarsi e chiedere ufficialmente al Ministro delle Politiche Agricole di por fine a questa situazione, a questa sorprendente gestione di dati raccolti con fondi pubblici? Che fra l’altro tende a generare non benevoli retropensieri sulla qualità dei dati raccolti. Saremmo ben lieti di poterli scacciar via.
Buon 2013 a tutti.
Marco Borghetti
Info Autori
SAFE - Scuola di Scienze Agrarie, Forestali, Alimentari ed Ambientali
Università degli Studi della Basilicata