Un nuovo studio propone una roadmap in sette fasi per la gestione degli incendi boschivi

Per la rubrica SISEF “Pillole di Scienze Forestali” pubblichiamo la traduzione del comunicato stampa pubblicato dal Tyndall Centre for Climate Change Research, rigurdo un nuovo studio che affronta il tema della gestione degli incendi, proponendo una roadmap in sette fasi per la gestione degli incendi boschivi.
Con l’intensificarsi degli incendi boschivi a causa dei cambiamenti climatici, i ricercatori lavorano per analizzare pratiche di governo degli incendi che si allontanano dalla semplice soppressione, puntando invece su un approccio più adattivo e integrato.
Un nuovo studio pubblicato su Communications Earth & Environment delinea cinque obiettivi principali e una roadmap in sette fasi per migliorare la gestione degli incendi, considerando l’impatto dei cambiamenti climatici che contribuiscono a stagioni di incendi sempre più lunghe e intense.
I ricercatori analizzano la Gestione Integrata degli Incendi (Integrated Fire Management, IFM), un approccio che bilancia prevenzione, preparazione, risposta e recupero, rappresentando una strategia efficace per gestire i crescenti rischi.
La roadmap proposta è pensata per aiutare le nazioni ad adattarsi ai nuovi regimi di fuoco, promuovendo al contempo benefici legati all’adattamento e alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

Gli incendi boschivi diventano più estremi
I “regimi di fuoco” – ovvero la frequenza, la stagionalità e l’intensità degli incendi nel tempo – stanno cambiando a livello globale, sempre più influenzati dal cambiamento climatico.
Tra il 1979 e il 2013, le stagioni degli incendi si sono allungate di circa il 20%, e i modelli previsionali indicano un aumento delle aree bruciate del 9–14% entro il 2030 e del 20–33% entro il 2050, anche nello scenario a più basse emissioni. Anche le emissioni di carbonio legate agli incendi sono in crescita – solo gli incendi delle foreste boreali hanno rilasciato un record di 0,48 gigatonnellate di carbonio nel 2021, il doppio della media del periodo 2001-2018.
Queste condizioni rendono gli ecosistemi e persone ancora più vulnerabili agli effetti degli incendi. Il ritmo rapido di tali cambiamenti ha inoltre messo in evidenza lacune nelle conoscenze, negli strumenti e nelle strutture necessarie per adottare approcci informati e olistici alla gestione del fuoco.
Perché la sola soppressione non basta
La gestione degli incendi si è sempre principalmente concentrata sulla soppressione – bloccare gli incendi spegnendoli il più rapidamente possibile, indipendentemente dal tipo.
Questo approccio non affrontava, però, né la prevenzione né il recupero post-incendio e ha portato, in molte regioni, all’accumulo di grandi quantità di materiale combustibile, aumentando il rischio di incendi ad alta intensità. Anche i cambiamenti nell’uso del suolo, come l’espansione urbana in aree soggette a incendi, hanno aumentato il rischio.
La Gestione Integrata degli Incendi (IFM) va oltre la risposta d’emergenza e combina prevenzione, risposta e recupero, integrando anche aspetti ecologici, socio-economici e culturali nelle strategie di gestione. Ad esempio, l’IFM prevede spesso l’uso di incendi in condizioni meteorologiche pianificate a bassa intensità per gestire la vegetazione e ridurre il rischio di incendi futuri in condizioni meteo estreme. Lo studio presenta l’IFM come un quadro completo per una gestione più efficace del rischio incendi.
Una roadmap per una sfida globale
Passare da sistemi di soppressione degli incendi a un approccio IFM a livello nazionale richiede importanti riforme politiche. Inoltre, l’IFM è fortemente legato al contesto locale, per cui ogni strategia deve adattarsi agli obiettivi e alle condizioni specifiche del territorio.
Per affrontare questa complessità, la roadmap proposta prevede passaggi graduali per garantire fattibilità e flessibilità – dallo sviluppo di un quadro normativo e politico fino alla condivisione di conoscenze tra regioni e Paesi.
Integrando sistemi di conoscenza diversi e adottando un approccio flessibile basato sull’apprendimento continuo, l’IFM potrebbe diventare una strategia chiave per aiutare i Paesi ad affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.
Si ringraziano Davide Ascoli e Valentina Bacciu per il contributo