Gli alberi che resistono al fuoco

Quando il fuoco non distrugge, ma seleziona!

Ogni estate, le immagini degli incendi boschivi in Italia riempiono i telegiornali. Ettari di foreste in fiamme, alberi ridotti in cenere, habitat distrutti. Ma c’è una domanda che pochi si fanno: gli alberi possono davvero adattarsi al fuoco? Possono sviluppare strategie per sopravvivere alle fiamme?

La risposta è sì. E arriva da uno studio scientifico che ha analizzato decine di specie di alberi in tutta Italia. I ricercatori hanno scoperto che gli alberi che vivono in zone più colpite dagli incendi hanno caratteristiche particolari che li aiutano a resistere meglio. Insomma, la natura si adatta anche al fuoco, e lo fa con intelligenza.

Anche se siamo abituati a pensare al fuoco come ad un nemico, in realtà fa parte da sempre della storia dei nostri boschi. In molte parti del mondo, il fuoco ha modellato i paesaggi e influenzato l’evoluzione delle piante. Alcune specie, infatti, non solo sopravvivono agli incendi, ma dipendono da essi per riprodursi o per “liberarsi della concorrenza”. In Italia, però, gli incendi stanno diventando sempre più frequenti e intensi, a causa del cambiamento climatico. Le estati sono più calde, le piogge meno regolari, e i boschi diventano più secchi e quindi più infiammabili. Ecco perché capire come gli alberi rispondono al fuoco è diventato così importante.

I ricercatori hanno studiato 38 specie di alberi presenti nelle foreste italiane, da Nord a Sud. Hanno diviso l’Italia in “sette piroregioni”, in base alla frequenza, intensità e stagione in cui si verificano gli incendi.

Per ogni specie, hanno analizzato quattro caratteristiche fondamentali:

  1. Lo spessore della corteccia – una corteccia spessa protegge meglio il tronco dalle alte temperature.
  2. La densità del legno – un legno più denso è più resistente al calore e trattiene meglio l’acqua.
  3. L’altezza della pianta – le piante basse spesso sono più capaci di rigenerarsi dopo il fuoco.
  4. La capacità di “ricacciare” – cioè far crescere nuovi rami anche se la parte superiore è stata bruciata.

Il risultato è stato chiaro: gli alberi che vivono nelle zone più colpite dal fuoco hanno sviluppato proprio queste caratteristiche, come se fossero “allenati” a sopravvivere agli incendi.

Le foreste del Sud Italia e delle aree centrali più calde sono quelle in cui si verificano gli incendi più gravi e frequenti. Qui troviamo specie come le querce sempreverdi o il pino d’Aleppo, che hanno: corteccia molto spessa, che agisce come uno scudo contro il fuoco, legno duro e compatto, che brucia meno facilmente, fusti più bassi, ma radici robuste da cui possono ricrescere velocemente ed infine una buona capacità di riprendersi dopo un incendio. In pratica, questi alberi sono veri e propri “superstiti del fuoco”.

Un dato davvero interessante è che, anche se queste aree sono diverse tra loro per posizione e clima, gli alberi che le abitano si comportano in modo molto simile. È come se, pur vivendo in luoghi diversi, il fuoco avesse “insegnato” loro le stesse lezioni. Per questo motivo, i ricercatori propongono di considerarle una sola “grande regione funzionale”, dal punto di vista ecologico. Questo ha una conseguenza molto pratica: le politiche di prevenzione e gestione degli incendi possono essere coordinate in modo più efficiente, sapendo che le specie arboree di queste zone reagiscono in maniera simile.

Una caratteristica che si pensava fosse molto legata al fuoco è la capacità di ricacciare: ovvero la possibilità di rigenerarsi anche dopo che l’intera parte visibile della pianta è andata distrutta. In effetti, molte piante italiane possono farlo, ma lo studio ha mostrato che questa capacità è presente un po’ ovunque, anche in zone dove gli incendi sono rari. Come mai? Perché la ricrescita serve anche contro altri tipi di “danni”, come gelo, frane o pascolo da parte di animali. Inoltre, i ricercatori sottolineano che il modo in cui questa capacità è stata classificata (presente o assente) è un po’ troppo semplice. In realtà, ogni pianta ha il suo “stile” di rigenerazione.

Cosa ci insegna tutto questo?

La lezione più importante è che le piante non sono passive di fronte al fuoco. Si adattano, cambiano, si selezionano nel tempo. Le loro caratteristiche – come la corteccia spessa o il legno denso – raccontano una storia di sopravvivenza. Capire queste strategie ci può aiutare a proteggere meglio le nostre foreste, soprattutto in un’epoca di cambiamento climatico.

Questo studio ci ricorda una verità spesso dimenticata: la natura trova sempre un modo per adattarsi. Gli alberi italiani, silenziosamente, hanno sviluppato strategie di sopravvivenza che li rendono più forti, più resistenti, più pronti ad affrontare il futuro. Se ascoltiamo questi segnali, possiamo imparare molto. Non solo su come funziona un bosco, ma anche su come costruire un rapporto più intelligente e rispettoso con l’ambiente che ci circonda.

Info Autori

Mario Elia
Dipartimento di Scienze Agro-Ambientali e Territoriali, Università degli Studi di Bari |  Altri Posts

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