Sostenibilità dei boschi cedui

Il ceduo è una forma di gestione del bosco basata sulla capacità, tipica delle latifoglie, di produrre nuovi fusti (polloni) dalla ceppaia tagliata, noto già in età Romana e largamente diffuso in tutto il Mediterraneo.

È possibile definire dei criteri che rendano meno soggettiva la valutazione del concetto di sostenibilità del ceduo e che possano orientare le scelte gestionali e politiche? Secondo il team di ricercatori che ha lavorato al progetto LIFE14 “FutureForCoppiceS” la risposta è positiva. I risultati del progetto, oggetto di una recente pubblicazione, hanno evidenziato che i sei Criteri di Gestione Forestale Sostenibile (GFS) definiti a livello europeo sin dal 1998 (FOREST EUROPE 2020) e largamente usati per le fustaie possano essere applicati con successo anche ai cedui. Sono stati infatti applicati 38 Indicatori (di cui 12 consolidati e 26 appositamente formulati per i cedui) per verificare la loro idoneità in termini di capacità informativa, applicabilità, replicabilità e costi. La valutazione della sostenibilità è stata condotta su tre diverse scelte colturali: cedui a regime, cedui non più utilizzati e in evoluzione naturale e cedui in conversione ad alto fusto.

Gli indicatori che sono risultati più idonei per valutare la sostenibilità del governo ceduo sono i seguenti:

  • Stock di carbonio (contenuto medio di carbonio presente nella biomassa legnosa in piedi)
  • Massa legnosa
  • Massa epigea totale (volume totale della massa fuori il terreno compresa quella di precedenti utilizzazioni)
  • Defogliazione (riduzione in % della densità della chioma)
  • Accrescimento del popolamento (incremento corrente)
  • Copertura del soprassuolo e del sottobosco (frazione di area coperta rispettivamente dalle chiome e dal sottobosco rispetto alla superficie totale)
  • Reddito netto (valore dei prodotti in legno che si possono ricavare)
  • Energia (energia rinnovabile ottenibile dai residui dell’utilizzazione forestale)
  • Accessibilità per fini ricreativi
Faggeta prodotta dalla conversione dal ceduo (foto Piovosi)

Dall’applicazione sperimentale del set di criteri ed indicatori in 45 aree di studio (situate in Toscana e Sardegna) e appartenenti a tre diverse formazioni (lecceta, cerreta e faggeta) è emerso che ciascuna scelta colturale soddisfa determinati Criteri di gestione forestale sostenibile. Il ceduo a regime favorisce gli aspetti socio-economici, come atteso e messo in evidenza dai valori elevati del rapporto tra massa utilizzata/incremento e dall’indicatore Reddito netto; di contro, questa scelta non è vantaggiosa in termini di stock di carbonio. I cedui in evoluzione naturale valorizzano gli aspetti ambientali come confermato dagli alti valori di Massa e Stock di carbonio. Sono invece penalizzati gli aspetti socio-economici: risulta infatti basso il valore dell’indicatore Valori ricreativi, nulli gli indicatori Reddito netto e Energia da scarti forestali, come atteso per l’assenza di utilizzazioni. Il ceduo in conversione a altofusto coniuga elevate masse in piedi e possibilità di utilizzazioni attraverso i diradamenti, con effetti positivi sugli aspetti ambientali (elevati valori degli indicatori Stock di carbonio, Energia da scarti forestali) e socio-economici (elevati valori degli indicatori Reddito netto e soprattutto, Valori ricreativi).

Secondo gli autori dello studio, dal momento che ciascuna opzione gestionale esalta alcuni Criteri della GFS e tenuto conto anche degli scenari legati ai cambiamenti globali, è fortemente raccomandata la coesistenza a scala territoriale di tutte e tre le opzioni. Le quote da destinare a ciascuna tipologia dovranno essere attentamente valutate e definite dai piani di gestione forestale, tenendo conto delle condizioni ambientali specifiche, nonché del contesto socio-economico locale di partenza e delle priorità legate alla vocazione del territorio.

foto di copertina Piovosi

Info Autori

Senior Researcher @ CREA-FL, Arezzo | Altri Posts

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Andrea Cutini

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