Se non ci fossero le foreste, non ci sarebbero gli incendi boschivi
Viaggio nel passato e nel presente per riconoscere il legame intrinseco fra foreste e fuoco
Una cosa è certa, gli incendi c’erano in passato, ci sono oggi e ci saranno domani. Per comprendere il fuoco come processo intrinseco degli ecosistemi forestali saltiamo nel passato ovvero trecento milioni di anni fa! All’epoca, la concentrazione dell’ossigeno in atmosfera era più alta, e la vegetazione ricopriva i continenti: comburente e combustibile in quantità…e poi fulmini e vulcani che innescavano incendi!, come facciamo a saperlo? Grazie alla antracologia, che studia i carboni vegetali estratti da scavi archeologici, sappiamo che le foreste sono sempre bruciate. Alle volte bruciavano spesso, alle volte di rado, seguendo le interazioni fra oscillazioni climatiche e tipi di vegetazione. Solo che allora nessuno spegneva le fiamme e incendi vastissimi percorrevano i continenti per mesi modellando gli ecosistemi…e questo per milioni di anni! E poi?
…circa 1,5 milioni di anni fa Prometeo rubò il fuoco agli dei e lo donò al genere Homo che imparò a usarlo per illuminare, riscaldarsi, cucinare…e dare fuoco alla vegetazione per spostarsi, cacciare, creare villaggi, allevare e coltivare. L’antracologia ci mostra come negli ultimi 100.000 anni l’uomo ha messo a fuoco la Terra! Eppure?…Eppure le foreste esistono ancora! Come è possibile? Le piante si sono adattate al disturbo da fuoco e in milioni di anni hanno sviluppato meccanismi meravigliosi per resistere al calore e rigenerarsi.
Uno degli aspetti più affascinanti è che moltissime specie hanno iniziato a sfruttare il disturbo da fuoco come una opportunità, ovvero sono riuscite a vincere la competizione proprio grazie ai cambiamenti portati dal fuoco: calore e fumo, luce e temperatura al suolo, nutrienti e carbone. Grazie ai meccanismi della selezione naturale queste specie hanno “imparato” a favorire la diffusione del fuoco diventando sempre più infiammabili! In realtà tutte le piante possono bruciare. Carbonio, idrogeno e ossigeno contenuti nella cellulosa e lignina, se riscaldati, vanno incontro a reazioni che producono gas infiammabili la cui combustione produce ulteriore calore che produce nuovi gas, e così via. Tuttavia, perché il fuoco si propaghi, i tessuti vegetali devono perdere velocemente l’acqua, riscaldarsi rapidamente e produrre molto calore, altrimenti il fuoco si spegne. Ed è qui che la natura ha selezionato l’infiammabilità. Pensate alle erbe finissime che appassiscono e seccano, alla macchia mediterranea o alle chiome dei pini dalle foglie sottili piene di oli con elevato potere calorifico, o all’intrico di rami secchi che si accumula dentro gli arbusti o nel sottobosco.
La Natura raramente sbaglia nel selezionare le proprie leggi: se le foreste non fossero predisposte per bruciare, in milioni di anni la Natura avrebbe selezionato tessuti e strutture vegetali ignifughe!
In alcuni casi è stato così! Alcune foreste raramente prendono fuoco, come quelle di abete bianco (Abies alba). Oltre a trovarsi in luoghi freschi e umidi, nei boschi di abete la lettiera è compatta e lascia poco spazio all’ossigeno per la combustione! Se tutte le foreste fossero di abete bianco gli incendi boschivi non sarebbero un problema…ma le abetine sono lo 0,7% dei boschi italiani! In Italia la maggior parte dei boschi presenta strutture infiammabili! Questo non sarebbe un problema in sé. Le foreste bruciano da milioni di anni. Il problema è dell’uomo che vive a contatto con le foreste ed ha bisogno dei loro servizi. Quando una foresta brucia si possono perdere vite umane, e spesso vengono compromessi i servizi forniti da bosco, come la stabilità dei versanti, la protezione dalla caduta massi, la possibilità di passeggiare nel bosco o di ricavarne beni come legna e frutti. Abbiamo quindi bisogno di governare il fenomeno incendi per mitigarne gli impatti sulla nostra società. Per farlo in modo efficace dobbiamo riconoscere il legame intrinseco fra foreste e fuoco. Per affrontare il problema partiamo dalle sue origini, ovvero dall’elevata infiammabilità della vegetazione. È fuorviante pensare di eliminare il fuoco dalle foreste…l’unico modo sarebbe eliminare le foreste stesse. Dobbiamo invece capire come modificarne l’infiammabilità per abbassare l’intensità delle fiamme, mitigarne gli impatti e rendere più sicura la lotta attiva.
Info Autori
Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA), Università di Torino