EDITORIALE: “Decreto clima 2019”: quali risorse per le foreste e la selvicoltura nelle nostre città?

di Fabio Salbitano e Giovanni Sanesi

Pubblicato su: Forest@ – Rivista di Selvicoltura ed Ecologia Forestale 16:74-76 (2019). URL: http://foresta.sisef.org/contents/?id=efor0067-016&lang=it


Il Consiglio dei Ministri del 10 ottobre 2019 (G.U. del 14/10/2019 – Decreto-Legge 14 ottobre 2019, n. 111) ha approvato il “decreto clima 2019”, un decreto-legge che introduce misure urgenti (art. 4: “Azioni per la riforestazione”) in osservanza ad obblighi e impegni previsti dalla direttiva 2008/50/CE per la qualità dell’aria. L’art. 7 di tale decreto prevede azioni per la riforestazione per complessivi 30 milioni di euro a valere sugli anni 2020 e 2021. È istituito un “un programma sperimentale di messa a dimora di alberi, di reimpianto e di silvicoltura, e per la creazione di foreste urbane e periurbane, nelle città metropolitane”. Il comma 3 dell’art. 4 specifica che entro 90 giorni le città metropolitane presentano al MATTM le progettazioni corredate da programmi operativi e costi e quindi provvede all’approvazione di almeno un progetto per ciascuna città metropolitana. Quale responsabile delle istruttorie viene individuato il Comitato per lo sviluppo del verde pubblico.

Il decreto clima rappresenta una novità di notevole interesse nell’iter legislativo in materia ambientale. Per quanto non particolarmente elevate, le misure finanziare di sostegno al settore di forestazione attiva e alla gestione forestale in ambiti urbani e periurbani possono iniziare a costruire nuovi scenari di valore e qualità per le attività di progettazione, realizzazione e gestione sia di nuovi tratti forestali che di foreste esistenti. Il decreto merita attenzione in quanto non solo costituisce un passo concreto, seppure ancor piccolo e migliorabile, per una strategia del clima e della qualità dell’aria, ma anche perché rappresenta il primo intervento a scala nazionale di supporto concreto e diretto per la realizzazione di opere a verde dopo il tentativo del Piano Forestale Nazionale, approvato con delibera CIPE del 2 dicembre 1987, piano che in pratica non ebbe alcun effetto data la scarsità di risorse finanziare assegnate.

A nostro avviso, vista la necessità di sostenere al meglio le azioni previste dal Decreto, è importante comprendere (i) come dialoghino le disposizioni previste nel Decreto clima 2019 con la ricerca scientifica italiana in questo settore e la traduzione tecnica delle conoscenze sviluppate nel nostro paese. Ulteriore elemento di riflessione riguarda (ii) la tempistica della proposta indicata dal decreto e (iii) le sinergie sperimentabili per attuarla: ripetiamo che il testo del decreto cita, infatti, un “programma sperimentale per l’impianto di alberi, il reimpianto e di selvicoltura nelle città metropolitane”.

Riguardo al primo punto ricordiamo come già a partire dalla fine degli anni Ottanta e primi anni Novanta, siano stati avviati, in alcune sedi universitarie, corsi di “Selvicoltura urbana”. Sul finire dell’ultimo decennio del XX secolo e con il nuovo millennio le attività formative e di ricerca inerenti il campo della selvicoltura urbana – spesso entrata in uso come “forestazione urbana” adottando una traduzione un po’ rigida del termine anglosassone di riferimento – hanno avuto un notevole impulso e si sono consolidate in un numero sempre più ampio di università e di centri di ricerca. Decisivi per questa crescita sono stati sicuramente due fattori. Il primo è il forte spirito collaborativo fra diversi enti di ricerca e formazione che, sin dagli albori della ricerca nel settore, ha caratterizzato la dimensione culturale, scientifica e didattica afferente alle cosiddette “foreste urbane”. Un secondo aspetto fondamentale è stata l’assidua e sempre crescente partecipazione a network internazionali (es. European Forum on Urban Forestry – EFUF; task force Urban and Periurban Forestry di UN-FAO) e all’adesione ad azioni di costruzione e diffusione del sapere quale l’Azione COST E12 Urban forests and trees avviata già alla fine degli anni ’90. Negli anni successivi, la ricerca italiana ha partecipato con sempre maggior autorevolezza ad intense attività di ricerca supportate dalla Commissione Europea, dal MIUR (ad es., PRIN) mentre alcune regioni hanno iniziato ad investire in specifici programmi di ricerca/azione (ad es., Lombardia e Toscana) volti a mettere in evidenza gli aspetti funzionali strategici che alberi e foreste urbane hanno per migliorare la qualità dell’aria, mitigare degli estremi climatici e ridurre la concentrazione di CO2 in atmosfera. Grazie a questo sforzo dell’intero sistema di interesse tecnico e scientifico che ruota intorno a boschi e verde urbano, lo stato dell’arte della ricerca ha goduto di un progressivo e veloce sviluppo che ha determinato la crescita dell’interesse da parte di ricercatori del settore agro-forestale e la progressiva implementazione di competenze provenienti da altri settori scientifici (ad es., psicologia sociale, pianificazione, architettura del paesaggio, ecologia del paesaggio, progettazione urbana, economia e sociologia urbana, ecc.). Questo movimento scientifico/culturale ha fatto sì che l’Italia oggi rappresenti un punto d riferimento in ambito mediterraneo ed europeo ([2]) e più diffusamente a livello internazionale per la ricerca nel settore delle foreste e del verde urbano ([1]). Questo status è confermato anche a livello divulgativo e di restituzione della ricerca: negli ultimi 20 anni, l’Italia ha ospitato due Forum Europei sulle Foreste Urbane (nel 2006 a Firenze, nel 2013 a Milano); ha co-organizzato due Forum Asia Pacifico e due Forum America Latina; ha ospitato quattro Forum del Mediterraneo e co-organizzato gli altri tre. Sulla base di queste esperienze, è stato quasi naturale promuovere, organizzare ed ospitare il primo World Forum on Urban Forest tenutosi a Mantova nel 2018.

Questo stato di vitalità e di vivacità nel settore ha fatto sì che ci sia stato un certo interesse del legislatore nazionale che con la Legge 10/2013, art. 3 ha previsto la costituzione del Comitato per lo Sviluppo del Verde Pubblico presso il Ministero per l’Ambiente. Il comitato, al cui interno è fondamentale il contributo scientifico del mondo forestale, in breve tempo ha prodotto, con il supporto del sistema della ricerca, una serie di documenti tra i quali merita ricordare le “Linee guida per la gestione del verde urbano e prime indicazioni per una pianificazione sostenibile” e la “Strategia per il verde urbano”. Il supporto e la collaborazione dei vari settori di ricerca hanno altresì consentito di partecipare alla produzione delle Linee Guida sulla forestazione urbana e periurbana di UN-FAO così come di contribuire alla stesura dei capitoli del settore Urban and PeriUrban Forest nello Stato delle Foreste del Mondo.

Da questa breve sintesi emerge quindi un notevole interesse verso le tematiche del verde urbano e in particolare verso la ricerca/azione sulla forestazione urbana.

Riguardo quindi alla congruità temporale del dettato dell’art. 7 (azioni per la riforestazione) del decreto clima 2019, la comprensione dell’inserimento di questo aspetto simbolicamente e concretamente forte, non potrebbe essere completamente capito senza considerare e valutare attentamente la serie di iniziative ad elevato impatto mediatico: ci riferiamo, in particolare, all’esplosione del movimento di protesta lanciato nel 2018 da Greta Thunberg con i Friday’s strikes, al recente rapporto su “Cambiamenti climatici, desertificazione, degrado terrestre, sostenibilità del territorio, sicurezza alimentare e flussi di gas serra negli ecosistemi terrestri” del Comitato intergovernativo per i cambiamenti climatici dell’ONU (IPCC) ed alla più recente iniziativa nazionale “Piantare 60 milioni di alberi per contrastare il cambiamento climatico” delle Comunità Laudato sì.

Dopo aver costruito attentamente e con tenacia il tessuto di conoscenze scientifiche e di relazioni di collaborazione e crescita di ricerca e divulgazione, il mondo che afferisce ai settori tecnico-scientifici su foreste e verde urbano, può tranquillamente dire di essere pronto a raccogliere le sfide che le giovani generazioni e le società contemporanee ci chiedono.

Quali ruoli può avere il sistema della ricerca in questo contesto? Un primo ruolo è utile chiamarlo “Conoscere per agire”: solo l’ampio spettro di ricerche sviluppato nel corso degli ultimi decenni potrà fornire le conoscenze profonde e molteplici, che dovranno necessariamente essere alla base dei criteri e delle modalità di pianificazione, progettazione e gestione delle foreste urbane da valorizzare o da realizzare ex novo. Un secondo ruolo chiave riguarda la possibilità di adattare su basi scientifiche una strategia più dettagliata per gli interventi che verranno via via progettati e realizzati, così da realizzare effettivamente un sistema multifunzionale di verde urbano che possa divenire una vera e propria “infrastruttura verde” di servizio all’ambiente ed alla comunità. In questo, e solo in questo, modo si potrà scongiurare che si vadano realizzando azioni di riforestazione “scollegate” e non sinergiche alle finalità del decreto e, passaggio ancora più importante, alle necessità di benessere e salute degli ecosistemi e dei cittadini. Ricordiamo come l’Italia sia un paese già ampiamente coperto da foreste e che nel 2018 la superficie forestale sia diventata maggiore di quella ad uso agricolo ([3]). Le foreste d’Italia, sono la prima e la più formidabile Infrastruttura Verde del Paese: l’infrastruttura verde urbana d’Italia che si potrà iniziare a realizzare grazie al decreto potrà riferirsi a questa presenza spettacolare in modo da costruire insieme una risposta seria, solida e duratura alle sfide che ci attendono.

Compito del mondo della ricerca è anche aiutare a crescere una corretta ed informata cultura ambientale. È nostro compito rendere manifesto il significato dei processi che si generano sviluppando i boschi in città, adottando il verde urbano, pubblico e privato, quali strumenti strategicamente fondamentali per contrastare gli effetti dei cambiamenti globali. Nel bene e nel male. Dobbiamo contribuire a fare capire nel modo più semplice possibile, ma scientificamente ineccepibile, quali siano le potenzialità ed i limiti, quali i vantaggi e quali i possibili costi ambientali negativi (ad es., quote di emissioni di anidride carbonica per la manutenzione che superino i valori di carbonio effettivamente sequestrato). Dobbiamo imparare a dire, con forza, che questi ultimi non sono oggi sostenibili ed accettabili, se non nel caso di realizzazioni eccezionali per evocazione, simbolismo e/o provocazione. La responsabilità di sperimentare e produrre conoscenza su questi temi è enorme, ma appartiene a chi studia e ricerca nel settore: non possiamo lasciare solo (ad es., divulgatori, stakeholder) chi non abbia specifiche competenze sulle relazioni, le funzioni, le strutture e le dinamiche che caratterizzano l’incredibile avventura dell’ambiente su questo pianeta e, nello specifico, di quei sistemi ecologici, fantastici ma estremamente complessi, che sono le nostre città. Ciò consentirà di lavorare di più e meglio insieme, con tante professionalità e specificità diverse ma aiutandoci a costruire un futuro migliore e ad evitare di far propagandare le ennesime fake news che non aiutano nessuno, né nel mondo scientifico, né nella società civile.

Bibliografia

  • Escobedo FJ, Giannico V, Jim CY, Sanesi G, Lafortezza R (2019). Urban forests, ecosystem services, green infrastructure and nature-based solutions: nexus or evolving metaphors? Urban Forestry and Urban Greening 37: 3-12.
  • Krajter Ostoić S, Salbitano F, Borelli S, Verlič A (2018). Urban forest research in the Mediterranean: a systematic review. Urban Forestry and Urban Greening 31: 185-196.
  • Marchetti M, Motta R, Pettenella D, Sallustio L, Vacchiano G (2018). Le foreste e il sistema foresta-legno in Italia: verso una nuova strategia per rispondere alle sfide interne e globali. Forest@ 15: 41-50.

Info Autori

Università degli Studi di Firenze | Altri Posts

Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI)
Università degli Studi di Firenze

Fabio Salbitano

Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agrarie, Alimentari, Ambientali e Forestali (DAGRI) Università degli Studi di Firenze

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