Problematiche relative al cambiamento climatico

La rapida evoluzione tecnologica di questo ultimo secolo, ha prodotto sensibili modificazioni ambientali le cui conseguenze non sono ancora oggi completamente prevedibili. È infatti difficile effettuare una precisa analisi quantitativa dei probabili effetti di queste modificazioni sulle diverse componenti dell’ambiente, quali l’idrosfera, la biosfera e l’atmosfera e sui loro rapporti di scambio.
Gli studi e le osservazioni effettuate negli anni passati hanno sicuramente contribuito a chiarire l’entità e il tipo di perturbazioni provocate dalle attività umane a livello planetario. Fra queste, possiamo ricordare l’incremento della concentrazione di diversi gas atmosferici ed in particolare di quelli con effetto serra (biossido di carbonio, metano, clorofluorocarburi), la modificazione delle caratteristiche chimico-fisiche dell’idrosfera (piogge acide, eutrofizzazione dei mari, regime delle acque), i massicci cambiamenti di uso del suolo a causa di attività diverse (deforestazione, agricoltura intensiva, cementificazione delle aree metropolitane).
Più complesso appare il problema dell’interazione di questi processi con il sistema climatico. È stato infatti confermato, anche attraverso lo studio del ritiro dei ghiacciai, che in questo ultimo secolo vi è stato un incremento della temperatura media globale di circa 0.4-0.6 ?C (Folland et al. 1990, Oerlemans, 1994). Questo innalzamento termico è principalmente da imputare ad una minore dissipazione notturna del calore immagazzinato durante il giorno, con conseguente incremento dei valori di temperatura notturna (Karl et al., 1993). Il riscaldamento osservato sembra essere in accordo con quanto previsto dai modelli di simulazione, in risposta all’aumento di concentrazione di gas serra, e cioè un maggiore incremento di temperatura nelle regioni polari ed in particolare nel periodo invernale (Houghton et al. 1990, Wetherald 1991). Più incerta e complessa è l’interpretazione degli eventi estremi, sia caldi che freddi, che sono occorsi con maggior frequenza in questi ultimi anni (Kerr 1995, Katz & Brown 1992).
Al centro di queste modificazioni si trovano molto spesso le foreste, sia in quanto soggette direttamente dell’attività umana (taglio, incendio) sia in quanto indirettamente coinvolte dagli effetti di altre attività (inquinamento, effetto serra). Le foreste, inoltre, estese su tutto il pianeta e caratterizzate da una elevata attività di scambio di materia e di energia con l’atmosfera, partecipano in modo attivo alla regolazione del clima planetario. La loro alterazione, fino alla definitiva distruzione, può avere quindi un significativo effetto negativo sulla stabilità climatica e ambientale del pianeta.
Allo scopo di valutare i probabili effetti di queste modificazioni sul clima planetario ed il loro relativo impatto sulla vita del pianeta, l’organizzazione meteorologica mondiale (WMO) ed il programma ambiente delle Nazioni Unite (UNEP) costituirono nel 1988 una commissione internazionale per lo studio dei cambiamenti climatici (IPCC). Questa commissione aveva lo scopo di valutare le informazioni scientifiche relative ai diversi aspetti dei cambiamenti climatici, di valutare l’impatto socio-economico di questi cambiamenti e di formulare delle idonee strategie di risposta. Nel 1990 questa commissione ha prodotto un primo rapporto (Houghton et al., 1990) che è stato al centro dell’attenzione dei lavori della 45 esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite del dicembre 1990. In quella seduta fu adottata una risoluzione che stabiliva di dar vita a un comitato ad hoc per la realizzazione di una convenzione quadro sui cambiamenti climatici (INC/FCCC). Questa convenzione fu realizzata e portata alla firma di 155 Stati (tra cui l’Italia) nel Giugno 1992 alla conferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo di Rio de Janeiro. La Convenzione è entrata in vigore il 21 marzo 1994, attualmente è stata firmata da 170 Paesi. La sesta Conferenza delle Parti si terrà nei prossimi giorni nei Paesi Bassi, dove importanti decisioni verranno prese in merito alle strategie di riduzione di gas serra, sulla base di un protocollo d’intesa redatto a Kyoto nel 1997.
Se da un lato l’attività di ricerca scientifica si è sviluppata gia a partire dagli anni ’80, negli ultimi anni è andata crescendo l’esigenza di integrare i risultati ottenuti per produrre scenari credibili su cui basare ipotesi di interventi di mitigazione. A livello internazionale, diverse strutture di coordinamento sono nate nell’ambito del programma ?ambiente? delle nazioni unite e sono oggi ampiamente sviluppate e articolate (UNEP-IGBP-GCTE). A livello europeo, importante è stato l’impegno finanziario a sostegno dell’attività di ricerca in questo settore già nel IV framework e ancor più nel V. Diversi sono in Italia i ricercatori che, grazie a questi programmi di ricerca finanziati dalla Comunità Europea, hanno potuto contribuire con ricerche originali al tema. Ma, ancora molto poco si è fatto nel nostro Paese dal lato del coordinamento scientifico.
Si ritiene pertanto importante creare un Gruppo di Lavoro multidisciplinare nell’ambito della S.I.S.E.F., che favorisca lo scambio di informazioni fra i ricercatori del settore determinando ulteriori occasioni di conoscenza e studio delle nostre foreste.

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