Due chiacchiere con Giorgio Matteucci neo-eletto Presidente della SISEF
Due chiacchiere con il neoeletto presidente della SISEF, che succede al Professor Renzo Motta, Dottor Giorgio Matteucci, dal 2020 anche Direttore dell’Istituto per la BioEconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IBE). Con un dottorato in Ecologia Forestale conseguito proprio a Padova dove a distanza di quasi tre decadi è stato nominato nel corso del XIV congresso della SISEF, il Dottor Matteucci è stato negli anni coinvolto in numerosi progetti di ricerca nazionali e internazionali, con interessi diretti di ricerca che riguardano il ciclo del carbonio degli ecosistemi forestali, il monitoraggio delle foreste, la gestione forestale sostenibile, l’impatto dei cambiamenti climatici sulle foreste, la ricerca ecologica di lungo termine.
In questa sua prima intervista post nomina, dopo esserci congratulati gli chiediamo:
Che eredità riceve dal suo predecessore Prof. Motta?
Sicuramente negli ultimi anni la SISEF ha ricevuto grande riconoscimento a livello italiano, partecipando da protagonista a diversi incontri ministeriali di rilievo. Come presidente dovrò mantenere e confermare questo coinvolgimento. L’aver ricevuto, a seguito della mia elezione, le congratulazioni di persone che hanno supportato questo risultato, lascia ben sperare.
Secondo lei siamo presenti anche a livello internazionale ed europeo?
La ricerca forestale italiana è tra le prime in EU. Non si tratta di un’opinione ma di un dato statistico sia per numero che per il prestigio delle pubblicazioni. Come SISEF per esempio, siamo membri di EFI, ente di ricerca forestale europeo, nel cui board l’Italia ha sempre avuto posizioni rilevanti.
Sicuramente questo è segno di una buona considerazione della ricerca in Italia.
EFI ha aperto da un paio di anni una sede a Roma, il suo Biocietes Regional Center, settore quello delle biocities in grande sviluppo quindi ancora una volta significativo che un ente di ricerca EU abbia una sede extraterritoriale in Italia su un tema così delicato.
Quali sono gli altri macro temi su cui punterà la sua presidenza?
Desidero dare continuità all’ottimo lavoro svolto in questi anni. Come dimostrato nel corso delle tavole rotonde in cui sono state coinvolte le istituzioni e il direttore generale delle foreste, Professor Emilio Gatto, la SISEF desidera essere a completa disposizione nell’offrire informazioni basate su scienza e ricerca. Desideriamo essere coinvolti con i portatori di interesse guardando con apertura alle ricerche innovative a cui tanti soci SISEF stanno lavorando, sul ruolo delle foreste e sulla sostenibilità della ricerca forestale.
Del resto le funzioni delle foreste sono molte e sempre più rilevanti nel panorama nazionale.
Si se ne parla sempre di più. Ma quello che dobbiamo fare come esperti del settore è veicolare informazioni scientificamente correte, attendibili, veritiere. È vero che la selvicoltura deve essere più vicina alla natura ma allo stesso tempo va salvaguardata la bioeconomia. Come tenere insieme queste esigenze percepite come contrastanti anche se non lo sono affatto?
Quindi, semplificando, una delle sfide è comunicare come utilizzare le foreste in modo sostenibile?
Si, direi che una delle sfide di oggi è capire come mantenere la biodiversità salvaguardando e gestendo il territorio in modo sostenibile e al tempo stesso continuare a produrre legno e altri servizi ecosistemici propri delle foreste. Questo è un punto di partenza importante per salvaguardare il nostro patrimonio forestale.
E dare uno sguardo alla crisi climatica mondiale e al ruolo che hanno le foreste.
Noi della SISEF sappiamo che è un ruolo chiave, dobbiamo comunicarlo arrivando a convincere a stakeholders e policy makers.
Quello che servirebbe fare è anche coinvolgere maggiormente in giovani.
Si, devo dire che sono rimasto positivamente impressionato nel riscontrare una presenza bilanciata in termini di età e genere durante il congresso di Padova. A livello di moderatori di sessione forse un po’ meno. Possiamo sicuramente migliorarci e studiare una strategia per coinvolgere i giovani ricercatori tra un congresso e l’altro.
Tra le attività che abbiamo ideato ci sono delle attività ad-hoc per i giovani tra cui l’apertura di canali social, tra cui un account Instagram e il coinvolgimento delle AUSF sul territorio.
Sicuramente siamo sulla buona strada. I numeri sono dalla nostra parte.
Infine una domanda sui nuovi ricercatori che verranno. Perché un ragazzo delle superiori dovrebbe pensare ad una carriera universitaria in campo forestale?
Perché da grande apertura, diversi sbocchi professionali e questo non è un limite bensì un grande vantaggio. Selvicoltura 4.0, climate smart forestry, monitoraggio avanzato, telerilevamento…la ricerca in campo forestale è in un momento estremamente florido.
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