La capacità delle foreste di mitigare i cambiamenti climatici sta diminuendo

Le foreste assorbono una grande quantità di carbonio atmosferico, decisamente superiore a quella degli altri ecosistemi terrestri. Le attività legate alla conservazione (in primis la riduzione della deforestazione tropicale) e alla gestione sostenibile delle foreste sono dunque tra le più importanti “natural climate solutions” per ridurre la quantità di anidride carbonica (CO2) atmosferica, e quindi mitigare il riscaldamento globale.

Ma quanta CO2 potranno assorbire le foreste in futuro, e per quanto tempo potranno trattenerla come biomassa forestale?

Una recente review pubblicata sulla rivista Science evidenzia come siccità, incendi, insetti patogeni e tempeste potranno causare mortalità su vaste aree forestali, e quindi ridurre la quantità di carbonio immagazzinato (stock) nella biomassa forestale. Gli autori rilevano come i modelli su cui si basano le decisioni politiche di molti Paesi non tengano in adeguata considerazione questi disturbi, che sono in aumento a causa dei cambiamenti climatici stessi. Le siccità saranno sempre più intense e frequenti in molte aree del pianeta, principalmente a causa del riscaldamento globale. Pur con importanti differenze nei diversi biomi, gli incendi, le tempeste e gli insetti patogeni avranno un impatto decisamente maggiore rispetto al passato sulla mortalità delle foreste in molte regioni.

Per esempio, le siccità che si sono verificate in California nell’ultimo decennio hanno causato la morte di oltre 120 milioni di alberi. Questa enorme massa di alberi morti, anzichè assorbire CO2, degradandosi ha rilasciato una quantità di carbonio pari al 10% delle emissioni causate dalle attività antropiche in California nello stesso periodo. Se il trend crescente delle temperature che abbiamo osservato negli ultimi decenni si manterrà costante, gli effetti della siccità sulle foreste californiane saranno sempre più drammatici, e la loro capacità di assorbire e trattenere carbonio come biomassa si ridurrà ulteriormente.

La scienza, grazie allo sviluppo di tecnologie di remote sensing, di database estesi e condivisi, di modelli climatici e di vegetazione, fornisce informazioni sempre più precise e affidabili su come i diversi fattori di rischio potranno variare nei diversi scenari di cambiamento climatico.

È necessario che i dati raccolti siano resi disponibili e fruibili (open access) anche al di fuori della comunità scientifica e che siano utilizzati modelli di simulazione che tengano in considerazione che il probabile aumento dei disturbi porterà a fenomeni di mortalità più diffusi rispetto al passato, riducendo lo stock di carbonio nella biomassa forestale. Solo in questo modo avremo gli strumenti per gestire al meglio le foreste, al fine di renderle efficaci natural climate solutions per contrastare i cambiamenti climatici.

Daniele Castagneri

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Daniele Castagneri
Dip. TeSAF, Università degli Studi di Padova | Website | Altri Posts

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