Quanto carbonio contengono le foreste vetuste europee? Come quantificarlo e confrontarlo con le foreste gestite
Per la rubrica SISEF “Pillole di Scienze Forestali”, un contributo di Alessia Bono del GdL SISEF Boschi Vetusti e Università di Torino.
Le foreste vetuste, ovvero quelle mai tagliate dall’uomo o lasciate crescere indisturbate per secoli, sono fondamentali per la salute degli ecosistemi forestali e il contrasto ai cambiamenti climatici. La loro capacità di assorbire e immagazzinare anidride carbonica (CO₂) le rende un tassello chiave nelle strategie di mitigazione climatica. Tuttavia, gran parte dei metodi utilizzati per stimare la quantità di carbonio immagazzinato sono stati sviluppati paradossalmente a partire da boschi gestiti, sollevando dubbi sulla loro accuratezza quando applicati alle foreste vetuste.
Un recente studio condotto in due foreste vetuste temperate nell’area balcanica delle Alpi Dinariche ha affrontato questa questione, confrontando quattro diversi metodi di misurazione dello stock di carbonio e confrontando i risultati ottenuti con quelli provenienti da altre foreste vetuste e da foreste europee gestite. Utilizzando trenta punti di campionamento per ciascuna foresta, i ricercatori hanno raccolto dati su tutte le componenti che immagazzinano carbonio: la biomassa degli alberi vivi (considerando sia la parte aerea che le radici), il legno morto, la lettiera e il suolo.
Nel complesso, il confronto tra diversi metodi di contabilità del carbonio ha dimostrato che l’uso di metodi e coefficienti standardizzati sviluppati per foreste gestite può portare a imprecisioni nelle stime delle foreste vetuste. L’adozione di metodi basati su misurazioni dirette è fondamentale per ottenere valutazioni più realistiche del ruolo delle foreste nella mitigazione del cambiamento climatico – soprattutto per quanto riguarda il carbonio contenuto nella lettiera e nel suolo.
Il confronto con altre foreste vetuste temperate ha confermato che le foreste balcaniche analizzate hanno una capacità di stoccaggio del carbonio nettamente superiore. Tuttavia, il dato più interessante è emerso dal confronto con le foreste gestite: sebbene le foreste vetuste accumulino in totale circa tre volte più carbonio, la sua distribuzione tra le diverse componenti dell’ecosistema è molto diversa. Nelle foreste vetuste, il 62% del carbonio è immagazzinato nella biomassa degli alberi vivi, mentre solo il 26% si trova nel suolo. Nelle foreste gestite, invece, accade l’opposto: gran parte del carbonio è conservato nel suolo, mentre la biomassa viva ha un ruolo secondario. Questo significa che, pur possedendo un minore stock totale, anche le foreste gestite svolgono un ruolo significativo nell’assorbimento della CO₂ atmosferica, in particolare attraverso il sequestro del carbonio nel suolo.