Le città come serbatoi di carbonio

Il ruolo potenziale del legno in edilizia nell’abbattimento dei gas serra

Forse perché meno eclatante degli impatti delle centrali a carbone o dell’industria siderurgica, ma pochi sanno che il settore dell’edilizia è una fonte significativa di gas serra, responsabile secondo l’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change – il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici) di circa il 6% delle emissioni dirette globali. Se è noto il ruolo che possono svolgere le costruzioni in legno nella riduzione delle emissioni di gas serra, meno noto è invece il potenziale in termini quantitativi degli edifici a struttura portante lignea.

La valutazione delle possibilità di stoccaggio del carbonio negli edifici di legno a carattere residenziale viene presentata da quattro ricercatori finlandesi con l’articolo dal titolo Cities as carbon sinks – classification of wooden buildings, con il quale esaminano un’ampia serie di pubblicazioni attraverso cui confrontare 50 costruzioni di legno provenienti da tutto il mondo.

L’analisi stima gli effetti complessivi futuri sulla base di quattro diversi tipi di scenario, tenendo conto delle esigenze di nuove abitazioni sulla base dell’incremento demografico dal 2020 al 2040. I quattro scenari sono stati stabiliti su ipotesi di contributo crescente (5%, 10%, 45% e 80%) degli edifici di legno sul totale delle costruzioni in Europa, mettendoli a confronto sulla base del diverso numero di piani, delle dimensioni del costruito, della destinazione d’uso degli edifici e del contributo derivante dal legno strutturale e non strutturale in essi contenuto.

Lo studio mostra molti casi in cui le emissioni di anidride carbonica per la costruzione di edifici di legno sono risultate inferiori in misura più o meno ampia alla CO2 all’interno della materia prima. La variabile costruttiva può portare a quantità molto diverse di stoccaggio di CO2, comprese tra 100 e 300 kg di CO2 per metro quadrato (kg CO2/m2), in funzione del numero e del tipo di elementi lignei impiegati. Ma il dato non ha relazione diretta con il tipo di costruzione, il tipo di impiego, le dimensioni e il numero di piani.

Partendo dal presupposto che le foreste nel nostro continente vengono gestite in modo sostenibile e che gli edifici con altri materiali da costruzione producono solo emissioni di CO2 e non stoccaggio, uno scenario piuttosto ambizioso ipotizzato dai ricercatori, dovrebbe condurre l’Europa per i prossimi 20 anni a politiche indirizzate a favorire un andamento crescente delle costruzioni di legno, per passare dall’attuale 10% circa, corrispondente a 2 milioni di tonnellate di CO2 stoccata per anno, a una quota dell’80% nel 2040 pari a 55 milioni di tonnellate/anno, fornendo così in maniera continuativa un importante contributo alla riduzione del gas serra.

Benché i risultati ottenuti da questo studio possano far sollevare il sopracciglio a più di qualche lettore, per ragioni diverse, è evidente la necessità di usare in misura sempre maggiore il legno, soprattutto in sostituzione di altri materiali non rinnovabili e con forti emissioni di gas serra. Il legno nel settore edile svolge inoltre un ruolo cruciale all’interno del nuovo Bauhaus europeo il progetto ambientale e culturale, considerato la forza trainante del Green Deal e dell’ambizioso obiettivo di neutralità climatica dei Paesi dell’Unione entro il 2050. Il nuovo Bauhaus europeo non è solo quindi riduzione delle emissioni ma soprattutto promozione di un modello economico basato sull’economia circolare e l’uso di materiali rinnovabili, come il legno.

Marco Togni

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Marco Togni
Professore Associato @ Università degli Studi di Firenze | Website | Altri Posts

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