Il faggio e i cambiamenti climatici, tra resilienza e adattamento

La regione Mediterranea è fortemente esposta ai cambiamenti climatici, le ripercussioni sugli ecosistemi sono molteplici e frequentemente vi è un forte impatto sulla vegetazione.

Negli ultimi anni, l’aumento delle temperature primaverili ha anticipato l’emissione delle foglie degli alberi non sempreverdi, rendendoli molto più vulnerabili alle gelate primaverili. Allo stesso tempo, l’alterazione della distribuzione annuale delle piogge ed in particolare la maggiore frequenza dei periodi siccitosi hanno messo a dura prova diverse specie forestali.

Il faggio, tra gli alberi forestali più diffusi in Italia ed Europa, è fortemente sensibile ai cambiamenti climatici e recentemente, in diverse aree del Mediterraneo, ha dovuto fare i conti con due eventi estremi e ravvicinati: una forte gelata primaverile nel 2016 ed una siccità nell’estate 2017.

Come hanno reagito il faggio e le faggete a questi eventi ?     

Una serie di ricerche condotte1,2 da ricercatori italiani in collaborazione con enti di ricerca Europei hanno risposto alla domanda mostrando parte dei meccanismi di resilienza e di adattamento di questa specie. In una faggeta del centro Italia è stato osservato che la gelata tardiva del 2016 ha distrutto gran parte delle foglie degli alberi. Per sopravvivere alla defogliazione, i faggi hanno prima dovuto riemettere nuove foglie utilizzando riserve energetiche immagazzinate fino a cinque anni prima, dopodiché hanno impegnato gran parte delle energie prodotte con la fotosintesi per rimpiazzare le riserve utilizzate. Attraverso un’analisi microscopica degli anelli di crescita nel legno (foto) si è visto che il consumo extra di risorse ha causato una riduzione dell’85% della crescita annuale del tronco.

Vista al microscopio della sezione del tronco di un faggio nella faggeta di Collelongo, è possibile osservare gli anelli legnosi prodotti nel 2015 (a sinistra), nel 2016 (al centro) e nel 2017 (a destra). La crescita nel 2016, è stata visibilmente meno accentuata a causa della forte gelata primaverile.

Al contrario delle aspettative, nell’anno successivo, in cui si è manifestata una severa siccità estiva, non sono state riscontrate alterazioni nella crescita del legno. Questo risultato ha evidenziato quanto sia cruciale il periodo in cui si verificano gli eventi climatici estremi. Infatti, la siccità del 2017 è avvenuta quando il processo di formazione del legno era quasi completato (la formazione del legno nei periodi meno aridi è un adattamento comune tra le specie che crescono in ambiente Mediterraneo).

Brevi eventi climatici possono avere una forte ricaduta sul ciclo del carbonio negli ecosistemi forestali, ulteriori ricerche sono necessarie per approfondire i meccanismi di resilienza ed adattamento della vegetazione al fine di individuare le strategie più idonee per fronteggiare cambiamenti climatici.

Negar Rezaie

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Negar Rezaie
CNR, Research Institute on Terrestrial Ecosystems (IRET), Monterotondo (RM) | Website | Altri Posts

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