Convegno: Deposizioni atmosferiche in aree forestate italiane

La composizione chimica delle precipitazioni in aree remote e’ specchio della qualita’ di fondo dell’aria che respiriamo ed esercita effetti sensibili sugli ecosistemi forestali. Negli ultimi anni, l’acidita’ totale e il carico di zolfo delle piogge sono andati diminuendo, mentre la quantita’ di composti azotati e’ tanto aumentata da superare spesso i livelli critici sul territorio nazionale. L’effetto complessivo di questa sorta di “fertilizzazione” e’ ancora tutto da definire. Viceversa, la normativa che disciplina il Diritto dell’Ambiente ha bisogno di informazioni scientifiche indipendenti, che permettano una chiara codifica dei comportamenti da rispettare. Di questo e d’altro (metodologie, risultati, relazioni causa-effetto) si e’ discusso al convegno nazionale “Deposizioni atmosferiche in aree forestate italiane” organizzato da SISEF e CNR presso il Corpo Forestale dello Stato (20 maggio 2005).
Il convegno, introdotto dal Presidente della SISEF Giuseppe Scarascia Mugnozza, è stato ospitato dal Corpo Forestale dello Stato ed ha visto la partecipazione di circa 60 intervenuti. Dopo un’introduzione sulla normativa comunitaria e nazionale in materia di deposizioni atmosferiche in aree rurali, si è passati ad affrontare questioni metodologiche, che a livello legislativo rappresentano l’aspetto a tutt’oggi piu’ carente. È stata poi discussa l’affidabilita’ di alcuni bioindicatori e sono stati riportati specifici casi di studio, i quali hanno anche offerto lo spunto per discutere possibili relazioni causa-effetto. Ogni intervento e’ stato seguito da un’ampia discussione e nel complesso il convegno ha rappresentato un importante momento di aggiornamento e di confronto, consentendo anche di prendere contatti per arricchire gli attuali rilievi in aree CONECOFOR.
Stefano Grassi ha rilevato che il Diritto dell’Ambiente nasce da una via non tradizionale per il legislatore, il quale deve raccogliere i dati scientifici per trasformarli in norme. Ecco quindi l’esigenza di informazioni scientifiche indipendenti ma coordinate, che permettano una chiara codifica dei comportamenti da rispettare.
Gianni Tartari ha sottolineato l’esigenza di un approccio ecosistemico e i limiti dell’attuale sistema di rilevamento delle deposizioni atmosferiche in aree rurali: mancata valutazione della deposizione secca (che puo’ rappresentare anche il 50% della deposizione totale), notevole disomogeneita’ tra stazione e stazione (rappresentativita’ nel tempo e non nello spazio), difficile reperimento delle informazioni climatiche (spesso oltretutto lacunose), mancata valutazione di tutte le componenti idrologiche, inadeguata massa critica del personale impiegato nella ricerca.
Roberto Udisti ha esposto l’utilita’ del campionamento frazionato delle piogge (le prime frazioni risultano le piu’ acide e quindi le fini pioviggini sono le piu’ pericolose per la vegetazione) e dell’analisi della neve superficiale (attraverso cui ricostruire le retrotraiettorie delle masse d’aria), delle carote di neve (che permettono di stabilire l’andamento temporale della qualita’ delle deposizioni) e dell’aerosol (la frazione grossa e’ generalmente alcalina e di origine naturale, la frazione fine e’ generalmente acida e di origine antropica). Campioni inquinati sono stati rilevati anche sulle Alpi a 4000 m s.l.m..
Rosario Mosello si e’ concentrato sui controlli di qualita’ analitica (messa a punto del prelievo, fornitura del materiale, coordinamento analitico, analisi chimica, intercalibrazioni, raccolta e valutazione dei dati).
Patrizia Bonanni ha esposto le metodologie finora seguite per l’eleborazione delle mappe di carico critico per l’acidita’ totale e lo zolfo acidificante (livello 0) e per l’azoto nutriente e acidificante (SMB), in accordo alla convenzione di Ginevra. Le mappe, poggiate sulla rete EMEP 50×50 km, si avvarranno in futuro della metodologia dinamica che, introducendo il tempo come variabile, permettera’ scenari previsionali.
Stefano Loppi e Sonia Ravera, dopo aver introdotto i licheni come accumulatori (la concentrazione nei loro tessuti e’ proporzionale a quella atmosferica, non subiscono effetti tossici a seguito dell’accumulo), hanno discusso un caso di studio nelle aree MONITO e la possibilita’ di utilizzare i licheni per la stima dei tassi di deposizione dei metalli in aree remote.
Maria Cristina Allegrini ha presentato le briofite come accumulatrici di metalli (cosmopolite e longeve), le linee guida ANPA su come usarle nel monitoraggio e il progetto pilota che prendera’ il via in alcune aree CONECOFOR.
Nicola La Porta ha discusso il possibile utilizzo dei macromiceti come bioindicatori delle deposizioni atmosferiche (in letteratura usati solo per la radioattivita’). I risultati dell’indagine decennale svolta in Trentino Alto Adige (i micorrizici diminuiscono con l’acidita’ delle piogge; la biomassa totale aumenta al diminuire di N e S nelle precipitazioni) sembrano incoraggiarne l’uso in tal senso, almeno nel lungo periodo, ma l’attenzione dovrebbe concentrarsi sull’individuazione di specie chiave, anche per limitare gli artefatti di campionamento dovuti all’instabilita’ delle fruttificazioni nel tempo.
Raffaella Balestrini ha ricordato come l’inquinamento da azoto sia andato crescendo parallelamente alla riduzione di quello da zolfo. In aree remote europee sono stati misurati da 0,2 a >40 kg N ha-1 anno-1, e in quelle CONECOFOR da 2 a 18. Il carico critico di N come nutriente e’ 6, mentre quello come acidificante e’ circa 18. Gli ecosistemi che presentano alta nitrificazione e mineralizzazione, acidificazione del suolo, lisciviazione di NO3-, riduzione della biodiversita’ a vantaggio di specie nitrofile, sbilanci nutrizionali, sono prossimi alla saturazione in N. Come esempio di approccio metodologico, e’ stato riportato un dettagliato ed esaustivo caso di studio per la Val Masino in Valtellina.
Moira Bianconi, discutendo i dati di deposizione umida in Toscana (open-field, sotto-chioma e stem-flow) ha potuto discriminare gli apporti antropici da quelli naturali (p.e., marini) ed ha individuato risposte importanti, come la lisciviazione fogliare del K, l’assorbimento dell’NH4+ da parte delle chiome, la mancanza di netti trend stagionali, la riduzione dell’azoto ammoniacale dal ’95 ad oggi, l’azione tamponante svolta dalla vegetazione.
Cristina Salvadori ha riportato i dati dell’ultradecennale monitoraggio fitopatologico del Trentino Alto Adige e alcune interessanti correlazioni fra risultati analitici e patologici, quali l’aumento della defogliazione nel faggio (specie a carattere oceanico) al diminuire delle piogge primaverili o l’aumento della defogliazione nel cembro all’aumentare delle precipitazioni totali (per aumento degli attacchi patogeni). Dal ’90 ad oggi, alcuni risultati sono talora attesi (la riduzione delle precipitazioni invernali, dei solfati e dell’acidita’ totale; l’aumento dei composti azotati, ma sempre al di sotto dei carichi critici) e talora sorprendenti (la costanza e la modestia della defogliazione totale sempre attestata sul 10% medio).
Renato Gerdol ha presentato un caso di fertilizzazione da N in un ecosistema oligotrofico. Una torbiera e’ infatti molto povera di N in natura. Tuttavia la fertilizzazione non ne aumenta il tasso di decomposizione, perche’ una quantita’ significativa di N arriva dalla mineralizzazione in situ. In pratica, il sistema giunge rapidamente a saturazione da N e solo le piante vascolari dello strato superiore se ne avvantaggiano debolmente. Un risultato preoccupante, nell’ottica dei cambiamenti globali.
Gli Atti sono stati pubblicati sulla rivista Linea Ecologica. Copie gratuite saranno inviate ai partecipanti al convegno e agli aderenti al GdL che ne faranno richiesta (fino a esaurimento scorte) a e.paoletti@ipp.cnr.it
Comitato Promotore:

  • Bruno Petriccione, CFS Roma
  • Elena Paoletti, CNR Firenze
  • Rosario Mosello, CNR Pallanza
  • Raffaella Balestrini, CNR Brugherio

Con il patrocinio di:

  • Corpo Forestale dello Stato
  • Istituto per la Protezione delle Piante, CNR, Firenze
  • Istituto per la Ricerca Sulle Acque, CNR, Brugherio
  • Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, CNR, Pallanza
  • Società Italiana di Selvicoltura ed Ecologia Forestale

Programma

10:30 Indirizzi di saluto (Giuseppe Di Croce, CFS; Davide de Laurentis, CFS; Giuseppe Scarascia Mugnozza, SISEF; Bruno Petriccione, CFS; Elena Paoletti, IPP-CNR)
10:45 Presentazione del volume di Journal of Limnology dedicato al programma CON.ECO.FOR. (B. Petriccione, CFS; R. Mosello, ISE-CNR)
11:00 La regolamentazione comunitaria e nazionale in materia di deposizioni atmosferiche in aree rurali (S. Grassi, OLeA, Univ. Firenze)
11:25 Deposizioni atmosferiche in aree forestali: strategie di campionamento e di analisi (G. Tartari, R. Balestrini, C. Arese, A. Tagliaferri, IRSA-CNR)
11:50 Metodologie per il campionamento e l’analisi di aerosol, pioggia e neve in aree a diverso grado di antropizzazione in Italia (R. Udisti, Dip.Chim., Univ. Firenze)
12:15 Azioni volte ad aumentare la qualità analitica nello studio delle deposizioni atmosferiche (R. Mosello, ISE-CNR)
12:40 Sensibilità degli ecosistemi forestali alle deposizioni atmosferiche: le mappe nazionali dei carichi critici (P. Bonanni, V. Silli, Apat)
13:05 Pausa pranzo
14:30 Licheni come sentinelle per l’inquinamento da metalli pesanti in ecosistemi forestali (S. Loppi, S. Ravera, Univ. Siena, Univ. La Sapienza)
14:55 Le briofite per la valutazione dei metalli pesanti negli ecosistemi forestali (M.C. Allegrini, R. Canullo, Univ. Camerino)
15:20 Valutazione del grado di saturazione da azoto in un ecosistema forestale montano (Valtellina) (R. Balestrini, N. Di Martino, C. Arese, IRSA-CNR)
15:45 Deposizioni atmosferiche totali in boschi di latifoglie della Toscana (M. Bianconi, C. Leonzio, C. Celesti, M. Ferretti, DSA, Univ. Siena)
16:10 Pausa caffè
16:45 Stato di salute dei boschi del Trentino Alto Adige in relazione alle deposizioni atmosferiche (C. Salvadori, D. Tait, R. Valentinotti, M. Confalonieri, S. Minerbi, P. Ambrosi, IASMA)
17:10 Relazioni tra deposizioni atmosferiche e macromiceti in ambiente alpino (N. La Porta, R. Valentinotti, C. Salvadori, S. Minerbi, M. Confalonieri, P. Ambrosi, IASMA)
17:35 Effetti della deposizione atmosferica di azoto su ecosistemi di torbiera nelle Dolomiti (R. Gerdol, L. Bragazza, A. Petraglia, L. Brancaleoni, DRNC, Univ. Ferrara)

Info Autori

Istituto di Ricerca sugli Ecosistemi Terrestri (IRET), Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Sesto Fiorentino, FI | Altri Posts

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